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LA SENTENZA

Investito e ucciso al buio, senza fanali: conducente assolto

La decisione di primo grado per la tragedia avvenuta sull'argine del Canalbianco

Investito e ucciso al buio, senza fanali e sotto la pioggia: conducente assolto

Al buio, in condizioni meteo avverse, fuori da un centro abitato, senza giubbino catarifrangente, senza fanali. Queste, a quanto emerso dagli accertamenti dei carabinieri, le condizioni del ciclista pakistano di 34 anni, investito e ucciso, il 6 ottobre del 2021, sulla strada provinciale 4, la strada arginale che costeggia il Canalbianco, nel territorio di Lama Polesine, Comune di Ceregnano. Al volante del veicolo che, durante il sorpasso, lo avrebbe travolto e ucciso, un macedone di 50 anni.

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Era proprio quest’ultimo l’imputato, difeso dall’avvocato Lorenzo Toso di Rovigo, nel processo che si è chiuso ieri, in primo grado, con una assoluzione piena. Secondo il dispositivo letto in aula dal giudice “il fatto non sussiste”.

Per conoscere con certezza il ragionamento seguito dal giudice sarà necessario attendere il deposito delle motivazioni della sentenza.
Nel corso della propria discussione, comunque, l’avvocato Lorenzo Toso aveva sollevato una pluralità di questioni, anche sulla base di quanto affermato dai testimoni, altri automobilisti che seguivano l’imputato a ridosso del momento dell’incidente e che sono sfilati nel corso del dibattimento.

In primo luogo, a fronte di una consulenza dell’accusa che stimava la velocità del veicolo investitore in oltre 90 chilometri orari, in un tratto con limite ai 70, i testimoni hanno fornito una evidenza differente, specificando che al momento dell’incidente a loro avviso bene o male tutti i veicoli stavano procedendo alla medesima velocità, circa 60 - 70 chilometri orari.

La difesa, poi, ha evidenziato come i calcoli della consulenza dell’accusa andassero rivisti, in particolare per quanto concerne la valutazione della frenata dalla quale era stata desunta la velocità del veicolo dell’imputato.
Si deve inoltre tenere presente come già anche lo stesso capo di imputazione partisse dal presupposto di un concorso di colpa tra vittima e automobilista, dal momento che il primo si sarebbe messo in viaggio senza i prescritti indicatori luminosi e senza giubbino o altri dispositivi catarifrangenti. Si deve poi anche considerare come l’incidente fosse avvenuto in condizioni meteo avverse e in orario serale, ossia al buio.

Probabile che tutti questi elementi, sommati tra loro, abbiano condotto all’assoluzione dell’imputato.

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Commenti all'articolo

  • diduve

    14 Febbraio 2024 - 23:47

    E' giusto cosi'. Dispiace per il ciclistam ma la bici e' a tutti gli effetti un veicolo e deve essere munito di luci, campanello, freni in ordine e il conducente deve farsi vedere.

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