VOCE
VENETO
01.03.2024 - 08:53
A sei anni e otto mesi dall'incidente che ha causato la morte dello studente Dennis Rampazzo, il giudice monocratico di Padova, Vincenzo Santoro, ha emesso la sentenza di primo grado, pronunciando tre condanne e un'assoluzione.
Il tragico incidente avvenne il 16 giugno 2017, quando il diciassettenne Dennis Rampazzo, residente a Cervarese Santa Croce, perse la vita finendo con la sua motocicletta Fantic Caballero 125 in una buca profonda circa tre metri, scavata nella carreggiata chiusa al traffico all'interno del cantiere della ditta Battistella costruzioni. Il cantiere era impegnato nell'allargamento del Ponte Rosso sul Bacchiglione per conto della Provincia.
L'accusa di cooperazione in omicidio stradale, con l'attenuante del concorso di colpa da parte della vittima, è stata contestata agli imputati. Il geometra Nicola Battistella, 57 anni, e il fratello Damiano Battistella, 51 anni, entrambi amministratori delegati e direttori tecnici del cantiere, insieme all'ingegnere Flavio Pedrocco, 58 anni, incaricato della progettazione strutturale e dei lavori in corso, sono stati condannati a un anno di carcere ciascuno. Tuttavia, è stata concessa loro la sospensione condizionale della pena. Il quarto imputato, Giancarlo Battistella, 72 anni, presidente del consiglio di amministrazione della società di costruzioni, è stato assolto con la formula "il fatto non sussiste".
Il processo, caratterizzato da ben tredici udienze, ha visto la difesa degli imputati affidata ai legali Giovanni Scudier, Lucia Casella e Gianni Morrone. I tre condannati sono stati anche obbligati al risarcimento dei danni, sebbene la quantificazione sarà oggetto di un separato giudizio civile. I genitori di Dennis Rampazzo si sono costituiti parte civile, assistiti dagli avvocati Antonio Dario e Elena Milani.
Nella tragica notte dell'incidente, Dennis, studente presso l'Istituto Tecnico Marconi di Padova, stava rientrando a casa in moto. Forse per accorciare il tragitto, è entrato nel cantiere stradale, nonostante fosse chiuso al traffico e privo di segnalazioni adeguate. Il giovane viaggiava a 30 chilometri orari, ma il buio e la mancanza di illuminazione pubblica lo hanno tradito, facendolo urtare contro la parete della buca profonda, dove è stato ritrovato privo di vita quattro ore più tardi.
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