VOCE
VENETO
08.03.2024 - 09:00
Giovedì è stato raggiunto un accordo tra l'accusa e la difesa riguardante il caso dell'imprenditore di 45 anni al centro di una vicenda clamorosa. Ha patteggiato una pena di tre anni e sei mesi per chiudere il conto con la giustizia, evitando così un processo pubblico. La decisione è stata ratificata dal pm Maria D’Arpa e accettata dalla maggior parte delle lavoratrici, che si erano costituite parte civile nel processo.
Le accuse riguardano gli atti persecutori, la violenza privata e l'interferenza illecita nella vita privata. La situazione all'interno dell'azienda si era fatta tesa fin dal 2019, con le dipendenti costrette a subire, secondo la ricostruzione accusatoria, insulti, umiliazioni e pressioni psicologiche costanti da parte dell'imprenditore.
L'episodio che ha scatenato la denuncia è avvenuto all'inizio del 2022, quando una dipendente ha scoperto una microtelecamera nella toilette dell'azienda e ha presentato denuncia. Questo ha portato alla luce una serie di comportamenti vessatori da parte dell'imprenditore che offendeva e umiliava le collaboratrici quotidianamente, creando un clima di terrore all'interno dell'ambiente lavorativo.
Tra le azioni vessatorie, vi era anche la pratica di filmare le dipendenti mentre usavano il bagno o indossavano abiti prodotti dall'azienda senza indossare reggiseno e slip, secondo le disposizioni dell'imprenditore. Questi filmati venivano registrati dall'imprenditore stesso, che utilizzava il pretesto di controllare le rifiniture dei vestiti per riprendere le parti intime delle lavoratrici con il suo cellulare, costringendole così a situazioni di estrema imbarazzo e disagio.
La maggior parte delle dipendenti coinvolte nel caso ha accettato il risarcimento offerto, che si è tradotto in un pagamento totale di 84 mila euro come risarcimento danni. La sentenza definitiva sarà formalizzata dal giudice Domenica Gambardella la prossima settimana.
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