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“In Polesine il Covid si è preso 916 vite”

Il ricordo delle vittime

“Ricordare le sofferenze del Covid”

La Giornata per ricordare le vittime del Covid. Anche in Polesine c’è stata la commemorazione per i lutti della pandemia. Ad Adria, in mattinata, la comunità si è fermata alcuni minuti davanti alla targa a loro dedicata al piazzale degli Etruschi, all’ingresso dell’ospedale civile.

Presenti istituzioni civili e religiose, forze dell’ordine e associazioni del volontariato per rendere omaggio alle vittime ed esprimere vicinanza alle famiglie che hanno perso un caro a causa della pandemia. In tutta Italia, si è celebrata la “Giornata nazionale in memoria delle vittime da Coronavirus”: una data simbolica che riporta al 2020 quando la sera di quel 18 marzo sulle televisioni di tutto il mondo apparve la fila di camion dell’esercito, per trasportare le bare in uscita dall’ospedale di Bergamo.

“Sono stati momenti drammatici che non potremo dimenticare - ha evidenziato il vicesindaco di Adria Federico Simoni - Anche allora ci sono state polemiche, ma alla fine ha prevalso lo spirito di unità che ci ha portato a sconfiggere quasi definitivamente la pandemia”.

Pietro Girardi, dg dell’Ulss 5, ha sottolineato “l’importanza di lavorare insieme con obiettivi condivisi: la drammaticità della pandemia ci ha fatto riscoprire il valore della solidarietà”. E ancora: “Anche il Polesine ha pagato un prezzo gravoso: hanno contratto il virus 115.000 polesani e in 916 hanno perso la vita. Ricordiamo ancora oggi, con la commozione dovuta, chi ha perso la vita durante l'emergenza sanitaria e la doverosa riconoscenza verso tutte le donne e tutti gli uomini del personale sanitario e dello Stato, nella nostra Regione come nel resto d'Italia, che hanno dato un contributo fondamentale nella lotta e nella vittoria contro la pandemia, talvolta a prezzo della loro stessa vita".

"Di questa tragedia non possiamo e non dobbiamo dimenticare quanto la volontà di lottare insieme, la capacità di concentrarci sulle cose importanti ci abbia dato la forza per uscire dalla pandemia. Il virus ci ha insegnato una cosa: in un mondo che vuole innalzare muri, la natura ci ha dimostrato che i confini non esistono. Siamo qui a raccontare e ricordare tenacia, resilienza, capacità di reinventarsi e come sono state messe a disposizione le competenze acquisite in un’emergenza sconosciuta, anche a costo della vita, sempre al servizio dei cittadini. Purtroppo, ci siamo già dimenticato dell’eroismo sanitario. Sarebbe meglio avere l’umiltà del ricordo. Per tutti coloro che purtroppo hanno vissuto la paura, il terrore dell’isolamento un appello a ritrovare unione e speranza”.

Marco Passarella, responsabile della Protezione civile, ha ripercorso “i principali interventi fatti in questi difficilissimi mesi e il grande ruolo del volontariato che si è messo a disposizione e supporto di istituzioni e cittadini”. La cerimonia si è conclusa con una preghiera è la benedizione impartita da don Rossano Marangoni, cappellano dell’ospedale.

Il Comune di Rovigo ha aderito esponendo le bandiere a mezz'asta.

Un ricordo è stato diffuso anche dal presidente del Veneto, Luca Zaia: “Sono trascorsi quattro anni dal giorno in cui un’esperienza drammatica ha bussato alle porte contrassegnando per lunghi mesi la nostra vita. Non posso non parlare da presidente della regione in cui sono transitate le prime persone nel panorama nazionale di cui è stato acclarato il contagio e, soprattutto, che ha tristemente registrato il primo decesso a causa del Covid; l’inizio di una lunga serie, oltre 17 mila, che nei giorni più bui della pandemia sembrava non dovesse avere fine. A queste vittime rivolgo un pensiero, e anche alle loro famiglie. Contemporaneamente esprimo la mia vicinanza a chi ha sofferto con la malattia e i ricoveri".

"La pandemia rappresenta un periodo che, insieme, con forza e sacrificio ci siamo lasciati alle spalle. Oggi è anche l’occasione per confermare gratitudine e ammirazione a tutti, cominciando dai sanitari: medici, infermieri e operatori che, in prima linea, hanno messo a rischio la loro vita per gli altri. Con essi le forze dell’ordine, le forze armate, la Protezione Civile, il grande esercito dei volontari, i lavoratori esposti al contatto con il pubblico in servizi essenziali, tutti i cittadini che nel rispetto delle regole hanno contribuito a superare un simile flagello. La resilienza della nostra comunità rimarrà nel nostro bagaglio di società che guarda al futuro”.

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