VOCE
lo studio
25.03.2024 - 10:23
Una popolazione sempre più vecchia. Con ovvie conseguenze anche sul mercato del lavoro. Un tema connaturato alla sempre più evidente flessione del calo delle nascite. E il Polesine è nel pieno di questo calo demografico.
L’invecchiamento è un fenomeno strutturale comune a tutti i 27 paesi dell’Unione europea, con effetti sia sui sistemi previdenziali e l’offerta di servizi sociali, sia sul mercato del lavoro e il capitale umano. In Italia, l’età mediana della popolazione - attualmente 48,3 anni - è la più elevata tra i paesi UE e si prevede salirà fino a 51,6 anni nel 2050. Secondo i dati più recenti sugli scenari demografici prodotti dall’Istat, tra il 2021 (anno base) e il 2050 si stima una riduzione della popolazione residente nel Paese pari a quasi 5 milioni (da 59 a poco più di 54 nello scenario mediano), nonostante l’ipotesi di saldi migratori positivi. Una parte rilevante del cambiamento di lungo periodo nella struttura demografica, avviato da tempo, si realizzerebbe già tra il 2021 e il 2041: in questo ventennio, i residenti nella fascia di età fino ai 24 anni si ridurrebbero del 18,5%, perdendo circa 2,5 milioni e la popolazione adulta tra i 25 e i 64 anni scenderebbe di 5,3 milioni (-16,7%). Crescerebbe invece di quasi un milione di unità la popolazione tra i 65 e 69 anni (+27,8%).
Quest’ultima fascia di età, per l’effetto dello spostamento in avanti dell’età attiva e di pensionamento previste dall’attuale quadro normativo, sarà sempre più presente nel mercato del lavoro, con conseguenze dirette sull’impiego di capitale umano e la disponibilità di competenze, specie di tipo digitale.
In Polesine In provincia di Rovigo, nello specifico, oggi la popolazione in età lavorativa (15-64 anni) conta 141.040 persone, pari al 61,9% della popolazione. Considerando la tendenza generale Fabbrica Padova, centro studi di Confapi, stima che nel 2041 scenderà di circa 23.550 unità assestandosi sulle 117.500, mentre le persone tra i 65 e i 69 anni, che oggi sono il 7,4% della popolazione della provincia (16.926) saliranno a 21.631. Considerando il tasso di occupazione attuale nel territorio (al 66,7% secondo i dati Istat) è possibile stimare che saranno circa 12.400 le figure che andranno rimpiazzate nel mercato del lavoro entro il 2027.
Un Paese che registra una popolazione sempre più anziana potrebbe avere nei prossimi decenni seri problemi a far quadrare i conti pubblici a causa dell’aumento della spesa pensionistica. Anche in questo caso occorre partire dai numeri e confrontare quello degli occupati, che in Italia ammontano a 23.099.000, a quello delle pensioni erogate, oggi pari a 22.772.000. In sostanza siamo vicini al rapporto di uno a uno, già superato in diverse aree dello Stivale. Succede anche a in Polesine: nel 2022, ultimo anno radiografato, il saldo tra lavoratori occupati e pensionati è negativo, con 93 mila occupati a fronte di 102 mila pensionati. E' evidente che il “problema” riguarda tutti.
Genere Infine la questione “genere”. Più fattori concorrono a spiegare il costante aumento della partecipazione femminile al mercato del lavoro e la permanenza anche dopo la maternità: i cambiamenti culturali, l’aumento del livello di istruzione, il processo di terziarizzazione dell’economia, e negli ultimi anni anche l’innalzamento dell’età pensionabile, sia pure con diverse formule di attenuazione. Il divario tra il tasso di attività maschile e femminile si è ridotto in tutte le classi d’età. E tuttavia resta ampio. A prescindere dall’ampio ventaglio di aspetti da considerare relativi al gender gap, in questa sede preme soffermarsi sul tasso di occupazione: a Rovigo le donne occupate sono il 13,9% in meno rispetto agli uomini (73,6% contro 59,7%).
Il presidente di Confapi Padova Carlo Valerio spiega che “il progressivo invecchiamento delle forze lavoro ha assunto un ruolo centrale nell’agenda politica di molti paesi, inclusa l’Italia. Questo fenomeno solleva preoccupazioni significative tra le pmi poiché minaccia la sostenibilità a lungo termine dello stesso sistema Paese. Ci sono direzioni lungo le quali è necessario muoversi, a tutti i livelli. Una passa dagli investimenti in formazione e dalla necessità di innalzare il livello di istruzione della forza lavoro, che in Italia è ancora tra i più bassi di tutta l’UE. Fondamentale è poi incentivare ulteriormente l’ingresso delle donne nel mercato del lavoro, visto che, anche a questo riguardo, l’Italia è ultima in Europa per il tasso di occupazione femminile. Senza dimenticare le politiche che incentivino la crescita demografica e allunghino la vita lavorativa delle persone”.
Nei giorni scorsi Confindustria e sindacati hanno firmato un’intesa strategica per rilanciare il territorio polesano, fra i punti cardine il tentativo di invertire il calo demografico e il progressivo invecchiamento della popolazione.
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