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L'ALLARME

E' tornata. E in Polesine ha già ucciso

L’eroina praticamente scomparsa negli anni ‘90 riprende a circolare e mietere vittime

E' tornata. E in Polesine ha già ucciso

Sei morti in sette anni. Tre a Rovigo, due ad Adria e uno a Rosolina. E purtroppo il dato è sicuramente sottostimato. Si tratta del numero di vittime della droga in Polesine registrate dal 2017 secondo GeOverdose.it, il portale del Gruppo di riduzione del danno della Società italiana tossicodipendenze che mappa la mortalità per droga in Italia.

La convinzione che i numeri, in particolar modo in Polesine, siano sicuramente più alti rispetto a quelli riportati, deriva dal fatto che la fonte di riferimento sono gli articoli giornalistici che sono stati “silenziati”, dopo l'entrata in vigore del Decreto legislativo 188 del 2021 sulla “presunzione di innocenza”, che pur muovendo da un principio del tutto condivisibile, di fatto ha avuto l’effetto parossistico di rendere impossibile per i giornalisti l'essenziale e necessaria verifica delle notizie con magistratura e forze dell’ordine delle notizie, perfino sulle cause sulle cause di morte di persone trovate senza vita, comprimendo così altri diritti altrettanto importanti come quello ad una corretta informazione, corollario dell’articolo 21 della Costituzione.

Purtroppo, però, un fatto esula dai numeri ed è stato tristemente evidenziato anche dal Serd, il Servizio per le dipendenze dell'Ulss Polesana: nel 2023 i tossicodipendenti presi in carico sono stati 673, in aumento rispetto ai 670 del 2022 e la sostanza più utilizzata fra quanti accedono al servizio si conferma essere l’eroina.

La droga incubo degli anni '80, che tante vite ha distrutto e che era praticamente scomparsa negli anni '90, anche perché tanti avevano visto morire qualche amico e perché con le campagne di prevenzione su Aids ed epatite si era diffusa la paura del “buco”, è infatti recentemente tornata alla ribalta in modo preoccupante. “E preoccupante è che non ci sia più alcun tipo di percezione del rischio”, evidenziava ancora cinque anni fa Marcello Mazzo allora direttore del Dipartimento per le Dipendenze dell'Ulss 5. Nell'ultima “Relazione annuale al Parlamento sui dati relativi allo stato delle tossicodipendenze in Italia”, aggiornata al 2022, si fa presente come “se nella popolazione studentesca si è tornati a livelli pre-pandemici con circa 25.000 studenti (1%) che riferiscono l’uso nel 2022, nella popolazione generale sono 750.000 le persone fra i 18 e gli 84 anni (1,4%) che riportano l’uso almeno una volta di eroina/oppiacei nell’anno, con un valore 3 volte superiore rispetto alla rilevazione del 2017”.

Il consumo sta tornando a diffondersi, anche e soprattutto fra i giovani, complice il prezzo sempre più basso e perché le sue nuove forme di assunzione, non più iniettandola, ma ma sniffandola o fumandola, fanno perdere la percezione del rischio. Che è altissimo. E' diventata la “droga dei poveri e dei ragazzini”, con il fenomeno drammaticamente emerso anche con le più recenti indagini sullo spaccio in Polesine di polizia e carabinieri, anche se i quantitativi sequestrati sono stati contenuti.

Dei sei morti mappati da GeOverdose.it, tutti italiani, con un'età media di 39 anni, quattro sono stati provocati proprio dall’eroina, uno da cocaina e uno da una sostanza non identificata. Netta la prevalenza maschile, quattro a due. A Rosolina nel 2020 si è spento un 24enne, ad Adria nel 2019 una 49enne e nel 2017 un 37enne, a Rovigo una 45enne nel 2017, per cocaina, un 35enne nel 2020 e, nel magio del 2021, non a caso prima della “riforma” Cartabia l’ultimo lutto del quale si è avuto notizia. In questo caso è stato un mix di eroina e cocaina, il cosiddetto “speedball”, a uccidere un 49enne, che dopo essere caduto nei gorghi della tossicodipendenza da ragazzo, ne era poi uscito. Ma una ricaduta è gli è poi risultata letale.

Le analisi del Laboratorio tossicologico di Mestre avevano evidenziato che l'eroina in questione aveva una percentuale di principio attivo nettamente superiore a quello dell'eroina “da strada”, oltre il 30% rispetto a percentuali che invece solitamente si attestano attorno al 10, ed era inoltre stata “tagliata”, ovvero mescolarla con un’altra sostanze a basso costo per aumentarne surrettiziamente il peso prima di spacciarla, con metorfano, un oppioide di sintesi, che trova applicazioni in farmacologia in due forme, come calmante per la tosse o come analgesico narcotizzante. Si trattava quindi di quella che viene comunemente chiamata “eroina gialla”, alla quale sono state ricondotte negli ultimi anni decine di morti in tutto il Triveneto.

Proprio in Veneto, secondo GeOverdose.it, dal 2017 i decessi sono stati 189, i ricoveri 69 e i decessi “sospetti” 30. Una media di 69,7 morti per milione di abitanti, quasi il doppio rispetto a quella polesano, pari a 39,5. Ma è sempre troppo.

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