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MUSEO ARCHEOLOGICO

L’archeologia salvata fa cultura

Ben 600 i reperti recuperati in 25 anni: un centinaio esposti, gli altri nella rassegna fotografica

L’archeologia salvata fa cultura

Ben 600 i reperti recuperati in 25 anni: un centinaio esposti, gli altri nella rassegna fotografica

ADRIA – Il grifone è un animale frutto della tradizione leggendaria antica con corpo di leone e testa di aquila. Era posto, principalmente, a guardia delle cave di oro. Nel museo archeologico nazionale è conservato un reperto preziosissimo che raffigura un grifone con la zampa poggiata su uno scrigno a simboleggiare la sua azione di protezione del tesoro. La rilevazione è arrivata dalla direttrice di via Badini, Alberta Facchi, e, molto probabilmente è stata la scintilla che, tempo addietro, ha accesso l’idea per arrivare alla mostra dedicata ai 250 anni della Guardia di finanza, il più “anziano” tra i corpi militari dello Stato, che ha proprio il grifone come simbolo.

Ieri mattina in municipio è stata presentata la mostra “Reperti riscoperti” che sarà inaugurata venerdì prossimo, cerimonia su invito, poi aprirà i battenti al pubblico sabato per proseguire fino al 30 giugno: l’accesso è consentito con lo stesso biglietto e negli stessi orari di ingresso al museo. La mostra è curata da Facchi insieme agli archeologi Sandra Bedetti e Luca Millo. L’esposizione si avvale della compartecipazione della Soprintendenza Abap per le province di Verona, Rovigo e Vicenza, gode del patrocinio della Provincia e della Città di Adria, il sostegno della Camera di commercio Venezia-Rovigo, main sponsor BancAdria Colli Euganei, collaborazione del Rotary club Adria e media partner “La Voce di Rovigo”, Delta radio e Chioggianotizie.it

A Palazzo Tassoni, insieme al sindaco Massimo Barbujani e alla direttrice, sono intervenuti il colonnello Issmi Antonio Morelli, comandante provinciale GdF, Gian Michele Gambato vicepresidente Cciaa, Mauro Giuriolo presidente della Bcc di corso Mazzini. All’incontro erano presenti anche alcuni ex finanzieri impegnati in attività di sorveglianza durante gli scavi.

“Una bella giornata – ha esordito il sindaco – al termine di un percorso lungo e tortuoso, ma è un orgoglio per la nostra città ospitare questa mostra per celebrare un importante anniversario e nello stesso tempo dare visibilità al nostro museo, il più bello del Nordest come l’ha definito qualcuno”. Per rendere omaggio al 250.mo anniversario della Gdf, sulla facciata di Palazzo Tassoni è stato distesa una grande bandiera con i colori verde e giallo.

Facchi ha ricordato che “sono circa 600 i reperti recuperati dalla Gdf nel periodo nel periodo 1970-1995 nel territorio adriese e dintorni, dopo essere impropriamente finiti nelle mani di privati per traffici illeciti, tutti attentamente catalogati e conservati nei depositi di via Badini. Un centinaio saranno esposti, mentre quasi tutti vengono presentati attraverso una rassegna fotografica”. Un immenso patrimonio che la direttrice ha definito “archeologia salvata”. Tra le perle della mostra la testa di una colombina in vetro finissimo di color giallo.

Da parte sua Morelli ha evidenziato che con “questo evento vogliamo esaltare le bellezze del territorio con partner d’eccezione”. E ancora: “Abbiamo un museo bellissimo che custodisce reperti che vanno valorizzati e che, con questa mostra, mettono in relazione passato, presente e futuro. L’evento si colloca infatti nelle celebrazioni dei 250 anni dalla Fondazione del Corpo, per questo abbiamo voluto arricchirla con elementi che raccontano la nostra storia e che permetteranno a tutti di conoscere da vicino l’evoluzione della Guardia di Finanza che è il corpo di polizia più antico d’Italia”. Infatti oltre ai reperti sequestrati, sono previste alcune vetrine didattiche, divise storiche e cimeli della GdF, le preziose tavole illustrate da Milo Manara e un percorso didattico sulla legalità rivolto, soprattutto, alle giovani generazioni.

Così Gambato ha rimarcato “lo stretto rapporto di collaborazione tra noi e la Gdf è finalizzato a garantire libertà e legalità nelle attività economico/produttive, senza dimenticare che promuovere un evento culturale significa attivare un volano di interesse per tutto il territorio con positive ricadute per le attività commerciali e produttive”.

Invece Giuriolo ha auspicato che “tutti contribuiscano a promuovere questa mostra prendendo maggior consapevolezza del patrimonio culturale adriese apprezzato di più da chi viene da fuori che da noi polesani, ancora troppo timidi verso le nostre bellezze ed eccellenze”.

Tra i partner va segnalato anche il Rotary club che ha fornito alcune strutture, tra le quali un maxischermo per la proiezione di immagini e video. Infatti nel periodo della mostra sono previsti incontri, convegni e visite mirate per le scolaresche.

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