Cerca

VENETO

Mamma a processo per abusi sul figlio di 4 anni

Al vaglio anche le telecamere di videosorveglianza

46351

Un bimbo di pochi anni abusato sino a provocargli lesioni

Una madre di 36 anni di Conegliano, Treviso, è stata rinviata a giudizio per atti sessuali con minore. Il figlio di 4 anni. La decisione è stata presa dal giudice per le udienze preliminari Cristian Vettoruzzo, in seguito alle accuse mosse dalla Procura di Treviso.

La donna, difesa dall'avvocato Andrea Da Roit, dovrà presentarsi davanti al collegio del tribunale di Treviso il prossimo 13 giugno per l'apertura del procedimento penale a suo carico. A trascinarla in aula, dopo le indagini degli inquirenti, è stato il suo ex compagno che si è costituito parte civile a processo.

A sporgere denuncia contro la 36enne è stato il padre del bimbo. Da tempo i rapporti tra i due genitori si erano incrinati, tanto che la separazione era a un passo. Quella sera di agosto del 2022, mentre si trovavano tutti e tre a casa, l'uomo, un artigiano coneglianese, era uscito per portare fuori i bidoni della spazzatura. In quei pochi minuti, secondo la denuncia, si è verificato l'episodio che ha fatto naufragare la relazione e che ha portato alla querela: l'ormai ex compagna dell'artigiano, semi nuda, era sul divano con il piccolo e lo stava toccando. Un gesto inequivocabile?

Davanti ai militari, l'uomo ha raccontato quello che aveva visto, ricostruendo anche tutti i mesi di tensioni che c'erano stati tra lui e la compagna. Del fatto era stata subito informata anche la Procura di Treviso, che aveva dato il via alle indagini. Trattandosi di un minore, le procedure sono state particolarmente celeri, tanto che il giudice per le indagini preliminari di Treviso ha subito disposto a carico della 36enne il divieto di avvicinamento al piccolo a meno di 200 metri, e di conseguenza il suo immediato allontanamento dalla casa familiare. Lo stesso giudice, nella circostanza, aveva affidato la custodia esclusiva del piccolo al padre.

Nonostante i tentativi della donna di poter vedere il figlio, la misura rimarrà in vigore fino a quando non verrà chiarito a processo cos'è realmente accaduto. Le versioni di padre e madre, infatti, non combaciano. Ma per gli inquirenti c'è una prova inconfutabile a carico della donna. Ovvero il filmato delle telecamere di videosorveglianza che l'artigiano aveva installato anche all'interno dell'abitazione contro i ladri. Una di queste, puntata proprio sul divano, ha ripreso tutta la scena. Starà ora ai giudici del tribunale di Treviso stabilire se quel gesto fosse davvero un atto sessuale nei confronti di un minore (con l'aggravante di essere il genitore della vittima) o se sia stato mal interpretato, come sostiene la donna.

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Commenta scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su

Caratteri rimanenti: 400