VOCE
VENEZIA
24.04.2024 - 16:30
Tutti con gli occhi all'insù stamattina 23 aprile tra i passanti a Venezia, dove alcuni pezzi di cemento armato si sono staccati dalla cima del Campanile di San Marco, uno dei simboli più amati e riconosciuti della città lagunare. Un episodio che ha destato preoccupazione, ma che, secondo gli esperti, non dovrebbe destare allarmismi.
Il materiale caduto risale al 1902, un periodo in cui il cemento armato era considerato rivoluzionario. Questo materiale fu utilizzato nella ricostruzione del manufatto sull'intelaiatura interna della cuspide della torre, dopo il crollo del monumento avvenuto il 14 luglio del 1902. La nuova edificazione, completata tra il 1903 e il 1912, introdusse tre modifiche: l'uso di mattoni nuovi, la rastremazione del campanile per renderlo più snello e la realizzazione della cella campanaria in cemento armato.
Nonostante l'episodio, l'architetto Mario Piana, proto della Procuratoria di San Marco, ha riferito che non ci sono pericoli immediati o a medio termine. Tuttavia, l'evento ha sottolineato l'importanza di raccogliere tutte le informazioni necessarie per progettare un intervento di consolidamento che metta al sicuro per altri 100 anni quel cemento armato realizzato all'inizio del Novecento. Il Campanile di San Marco è costantemente monitorato con controlli periodici, anche alle fondamenta della torre, rinforzate negli ultimi anni con rinforzi in titanio.
Piana, curatore del monumento, è andato su tutte le furie: "E' una finta notizia allarmistica. Non c’è nessun pericolo che cadano pezzi di calcestruzzo armato che forma tutta la parte superiore della cella campanaria, ricostruita negli anni successivi al 1902 quando il campanile crollò».
Per evitare un altro cedimento, che all’epoca non aveva comunque provocato vittime, i successivi costruttori realizzarono la parte in questione in calcestruzzo, materiale che all’epoca sembrava all’avanguardia, ma che non è proprio l’ideale per Venezia. Tuttavia il campanile, chiamato in veneziano el paron de casa, ha bisogno di essere sempre monitorato. "Abbiamo avviato un’ipotesi di monitoraggio appoggiandoci a uno studio di un celebre ingegnere di Treviso, Renato Vitaliani, che ci sta dando indicazioni su come raccogliere informazioni per poter ragionevolmente affrontare un eventuale problema futuro di consolidamento su tutta la parte di calcestruzzo, ma ripeto non è successo nulla".
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