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VENETO

Dal baby calciatore insulti sessisti all'arbitra

Sui social, dopo la squalifica subita

Rubano un cellulare e finiscono nei guai per ricettazione

Il mondo del calcio, come ogni altro settore della società, non è immune dal problema della discriminazione e del rispetto. Recentemente, un episodio accaduto in Veneto ha messo in luce una questione che sta diventando sempre più preoccupante: l'uso dei social network come veicolo di insulti e discriminazione.

Un giovane calciatore quindicenne del Vazzola, comune trevigiano, è stato squalificato per 10 giornate a causa di insulti sessisti rivolti a un arbitro donna. I messaggi offensivi sono stati inviati sul profilo Instagram della direttrice di gara, Giorgia Visentin, dopo una partita disputata il 28 aprile 2024. La giustizia sportiva, applicando l'articolo 28 che punisce ogni comportamento discriminatorio, ha deciso di comminare al giovane giocatore la squalifica.

La società del Vazzola si è prontamente dissociata dal comportamento del proprio tesserato. Il presidente, Roberto Castagner, ha dichiarato: "Ci scusiamo con il direttore di gara, anche se la società non ha colpe. Auguro alla giovane arbitro tutto il bene possibile, se vorrà passare a Vazzola le regaleremo volentieri un mazzo di fiori".

Purtroppo, questo non è un caso isolato. Il fenomeno degli insulti via social sta crescendo in tutta Italia e riguarda soprattutto i giovani calciatori. Spesso, le donne arbitro sono prese di mira, come se non fosse riconosciuta loro la capacità di arbitrare. Ma non è solo il mondo del calcio a essere coinvolto. Lo scorso novembre a Padova, un padre di un giocatore di basket è stato identificato dalla polizia dopo aver urlato a un arbitro donna un insulto riferito a un caso di femminicidio.


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