VOCE
Il caso
10.05.2024 - 22:00
Assolto perché il fatto non sussiste. E’ stata questa la decisione del giudice nei confronti di un “leone da tastiera” altopolesano, che era stato accusato di istigazione a delinquere.
Al centro di tutto, un commento sul post di un quotidiano locale, che riportava una notizia di cronaca. La cornice temporale dei fatti si colloca in un periodo molto complesso e difficile, che purtroppo ricordiamo bene tutti: il 2020, i mesi successivi al lockdown e, per la precisione, quelli nei quali si cominciava a vedere la luce, dopo le chiusure pressoché totali dei primi mesi dell’anno. Quei momenti, appunto, nei quali si cercava di riaprire e, nel contempo, di conservare un minimo di misure di sicurezza.
Finendo, spesso, per partorire soluzioni di compromesso che oggi ci appaiono abbastanza assurde e che magari lo erano comunque anche allora; ma che, in ogni caso, costituivano un tentativo di gestire una emergenza della quale non c’era memoria dal dopoguerra. Tra queste, appunto, le cervellotiche norme relative al consumo e all’asporto dei prodotti.
Settore nel quale venivano richiesti i controlli delle forze dell’ordine, polizia locale compresa, affinché le disposizioni venissero rispettate. Pure in un quadro estremamente attento anche a comprendere il difficile momento economico degli operatori commerciali, qualche multa ci fu. Pochissime, a dire la verità.
E’ proprio in questi frangenti che, su Facebook, un utente se la sarebbe presa con la polizia locale, in merito a un controllo fatto a un esercizio di Rovigo. Avrebbe, in sostanza, detto che a suo parere i componenti della polizia locale andavano eliminati fisicamente e che avrebbero potuto essere utilizzati come fertilizzante.
Il difensore, l’avvocato Lorenzo Toso di Rovigo, ha battuto sul fatto che il commento ben difficilmente avrebbe potuto indurre qualcuno a prendere alla lettera queste affermazioni ed eliminare fisicamente qualche componente della polizia locale. E, alla fine, è arrivata una assoluzione.
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