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Comune e Iras, nessuna tregua

Tomao: “Se il Consiglio di Stato ci dà ragione, ridiamo Casa Serena e chiediamo il conto”

Comune e Iras, nessuna tregua

“Il Comune ha ripreso Casa Serena perché non prenderla avrebbe comportato maggiori oneri per l’amministrazione ma è stata ripresa chiarendo che questa azione non costituisce acquiescenza alla sentenza del Tar”.

Con queste parole il commissario straordinario di Rovigo Gianfranco Tomao chiarisce la posizione del Comune in merito alla lunga e complessa “questione Iras”. Questione che, senza mezzi termini, si può definire ormai come una vera e propria guerra a colpi di ricorsi e controricorsi.

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Perché se il Tar del Veneto, con la sentenza pubblicata lo scorso 22 gennaio, ha bocciato su tutta la linea le contestazioni di Palazzo Nodari sullo scioglimento da parte di Iras in modo unilaterale della convenzione che lega Casa Serena a Iras, alla vicenda è stata tutt’altro che messo un punto. Il Comune, infatti, ha deciso di impugnare la sentenza del Tar ricorrendo in Consiglio di Stato. Decisione che, come chiarisce Tomao, “è stata successiva alla decisione di riprendere in carico Casa Serena perché abbiamo rilevato, cioè i legali del Comune hanno rilevato che ci fossero gli estremi per l’impugnazione”.

La battaglia, quindi prosegue. Ma intanto di Casa Serena si occupa Palazzo Nodari e non più Iras, con tutte le spese che l’enorme immobile di via Bramante comporta, soprattutto in termini di sicurezza. Perché Casa Serena, 21.775 metri quadrati per 57mila metri cubi di volume, deve essere sorvegliata per evitare, per esempio, intromissioni non autorizzate. Non a caso, giovedì scorso il subcommissario vicario Fabrizio Cesarino, con i poteri del consiglio comunale, ha deliberato, all’interno di una serie di variazioni di bilancio, alcuni fondi destinati proprio a Casa Serena.

Nel dettaglio, 40.126,92 euro per la “chiusura con muratura delle forometrie”, ossia la muratura di porte e finestre, 7mila per il servizio di vigilanza dello stabile, altri 5mila per la manutenzione ordinaria e, infine, 8mila euro per le utenze per un totale di oltre 120mila euro per far sì che il nuovo e recente vuoto urbano, dato che Casa Serena è chiusa e vuota da alcuni mesi, non si trasformi in un nuovo ex Maddalena con tutti i problemi che la città ben conosce.

E nel caso il Consiglio di Stato desse ragione al Comune? “In questo caso – risponde Tomao – Casa Serena ripasserà nelle mani di Iras e il Comune chiederà il rientro delle spese sostenute nel periodo della propria gestione”. Posto che i tempi di pronunciamento del Consiglio di Stato non sono prevedibili, “ma mi auguro che siano brevi” aggiunge il commissario, la guerra tra Iras e Comune non sembra destinata a finire e neanche a registrare una tregua.

Intanto, oggi si riunisce il comitato dei sindaci del distretto sanitario 1, una delle due articolazioni di cui si compone la conferenza dei sindaci dell’Ulss 5 polesana. Il braccio operativo della conferenza dei sindaci è l’Ats, l’ambito territoriale sociale, che ha come capofila il Comune di Lendinara. Il comitato dei sindaci del distretto 1, come spiega il sindaco di Lusia Luca Prando che lo presiede, tra i vari punti all’ordine del giorno, affronterà anche il tema del Pnrr.

“L’Ats – afferma Prando – vuole delle informazioni dai sindaci sullo stato dei progetti in corso”. Ed è proprio qui che entrano in gioco i 2.460.000 euro di risorse Pnrr che l’Ats aveva assegnato a Rovigo per adeguare e dotare alcuni spazi di Casa Serena di dispositivi all’avanguardia per facilitare l’autonomia di persone anziane parzialmente non autosufficienti. Un progetto di carattere sovraccomunale che poi l’ex amministrazione Gaffeo aveva provato a dirottare, senza successo, su alcuni alloggi Erp. Soldi a cui Rovigo, con tutta probabilità, dovrà rinunciare per sempre.

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