VOCE
l’intervista
27.05.2024 - 07:54
Enrico Mantovan
Enrico Mantoan, il presunto fleximan, davanti alle camere di Tgcom24. Dopo alcuni giorni di grande clamore mediatico è lo stesso Mantoan, l’uomo sospettato di essere Fleximan, a dare la sua versione dei fatti in una intervista rilasciata all’interno dello studio legale del suo avvocato Giorgia Furlanetto ad Adria. Secondo le prime indagini, l'uomo, che avrebbe avuto dei complici nei suoi raid, sarebbe responsabile di cinque degli autovelox abbattuti in Polesine. "Quando i carabinieri sono venuti a casa non mi hanno detto niente - spiega lo stesso Mantoan, riferendosi delle accuse -Sono entrati in casa, mi hanno preso il cellulare e un paio di tablet e nessuno strumento di lavoro anche perché non ce n’erano nella mia abitazione”.
A Mantoan 42 anni residente in Polesine ma nato a Padova, è stato anche chiesto quale fosse il suo pensiero sugli autovelox. “Non li trovo strumenti adeguati per fare sicurezza stradale ma solo per fare cassa”. L’uomo ha poi evidenziato come vi sia stato un accanimento mediatico da una parte della stampa nazionale, soprattutto dopo che è circolata la notizia (cioè da subito) della sua vicinanza con gli ambienti dell’estrema destra, essendo stato segretario provinciale di Forza Nuova.
“Ho notato che l'accanimento si è accentuato quando è venuta fuori la notizia della mia appartenenza politica, lo trovo ipocrita, soprattutto dalla stampa di sinistra. Un lato interessante della vicenda è stato poi quello di dover sfuggire alla caccia dei giornalisti che mi hanno spinto, appunto, a dovermi allontanare dalla mia abitazione, ma ho trovato la solidarietà di tante persone, anche estranee, e la vicinanza degli amici”. Poche, infatti, le testate che hanno ricordato il suo impegno nel mondo del volontariato e della solidarietà. “Per il popolo eroe, per le istituzioni malfattore - ha concluso Mantoan con il sorriso sulle labbra - saranno le istituzioni a trovare una via di mezzo”.
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