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I gialli del Polesine
28.05.2024 - 07:03
Corpi mutilati o brandelli emersi dalle acque ma ancora immersi nel più fitto mistero. Non è la prima volta che in Polesine avvengono macabri ritrovamenti. Più di una volta, senza che si riuscisse a risalire all’identità del morto. Fanno parte dei cosiddetti “cold case”, i casi freddi, che rimangono lì, congelati, in attesa che qualche nuovo elemento scoperto successivamente possa creare collegamenti inattesi e dare un nuovo impulso a indagini rimaste impantanate. Insomma: il triste ritrovamento avvenuto a Scano Boa domenica non è una "prima volta", purtroppo, nella nostra terra.
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E’ il caso del corpo che il 4 aprile di due anni fa, con testa mani mozzate, è stato ritrovato dentro un borsone sportivo affiorato sulla riva del Po a Malcantone. Una ragazza di carnagione chiara, di razza caucasica, fra i 25 ed i 30 anni, morta da un paio di settimane circa prima del suo ritrovamento. Un cadavere ancora senza un nome, la vittima di un omicidio ancora da scoprire. Tutte le indagini e gli accertamenti, compresa l’estrazione del Dna, non hanno portato elementi utili ad identificare la donna. Nessuna risposta è arrivata nemmeno quando sono state diffuse le foto della camicetta leggera, azzurra, con dei motivi arabescati, vagamente orientaleggianti, dei pantaloni scuri, tipo jeans, e della giacchetta rosa di ciniglia, con la zip e delle rose bianche stilizzate all’altezza del petto, che la donna indossava quando è stata uccisa. “Libera”, questo il nome che le è stato dato dalla Commissione pari opportunità del Comune di Occhiobello, che in sintonia con l’amministrazione, ha provveduto a seppellirla, nella tomba donata dall’azienda Artigiana Marmi, senza data sulla lapide, dopo l’autorizzazione della Prefettura.
Un altro dei “cold case” rimasti senza risposte è quello del doppio macabro ritrovamento, a cavallo fra 2014 e 2015, delle due gambe, apparentemente recise con una sega all’altezza della testa del femore, ritrovate una nella laguna di Marinetta, l’altra a Boccasette, che vide impegnata per mesi l’allora pm rodigina Monica Bombana nel cercare di dare un nome a quel corpo smembrato, soprattutto dopo che le analisi anatomopatologiche avevano evidenziato che entrambi gli arti appartenevano allo stesso corpo ed erano stati datati nell’arco di qualche mese, forse anche meno di un anno. Ma né i riscontri del Dna, né il controllo minuzioso di tutte le denunce di scomparsa in aree con qualche possibile compatibilità, oltre all’utilizzo a tappeto su tutto il litorale polesano dei cani molecolari per trovare altri eventuali ulteriori resti, avevano fatto emergere la benché minima traccia utile a riuscire a dare un’identità ai resti ritrovati.
Stessa fine per il “giallo dell’estate 2019”, quando a fine agosto sulle spiagge polesane, erano stati ritrovati in successione sei frammenti ossei che avevano fatto pensare a parti di uno stesso corpo, e, in particolare all’ipotesi che potesse trattarsi di resti del cadavere mai ritrovato di Isabella Noventa. Tuttavia, dei frammenti uno solo è poi risultato umano, gli altri erano resti scheletrici di vari animali. Solamente una mandibola è risultata essere di un uomo, giovane ma già nell’età adulta. Morto da qualche anno. Altre risposte non sono arrivate.
Nel luglio 2022 dalle acque dell’Adigetto sono emersi, in drammatica successione, pezzi del corpo smembrato di un uomo, poi risultato essere il 72enne Shefki Kurti, 72 anni, muratore in pensione, originario dell’Albania e residente a Badia Polesine. Trovato il nome, le indagini hanno poi portato alla moglie, che ha poi ammesso di averlo ucciso con un colpo di accetta, violento, fra capo e collo, fin quasi a staccare la testa e di aver poi trascinato il cadavere in bagno, fatto a pezzi, in nove parti, “come si fa con le galline”, ha totto, poi messe ognuna in un sacco di plastica nera, di quelli da giardino, che sono stati prima stipati nel freezer, poi, una volta arrivata la notte, gettati nel fiume insieme ai tre coltelli da cucina usati per smembrare il corpo. Un omicidio efferato, che la moglie, condannata un anno fa a 14 anni in primo grado, ha compiuto in preda ad un delirio psicotico di gelosia nei confronti del marito, il 21 luglio 2022, venuto a galla solo per i macabri ritrovamenti in successione delle varie parti del cadavere dell’uomo, che come in un puzzle dell’orrore sono state ripescate tra il 28 e il 31 luglio dall’Adigetto, nel quale l’assassina sperava che la verità potesse andare a fondo per non riemergere più. Come a volte purtroppo succede.
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