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orrore a vigonza

Giada scriveva alle amiche: "Ho paura"

Emerge un retroterra di paura e violenze

Tragedia a Vigonza: Giada Zanola uccisa dal compagno e gettata dal cavalcavia

Giada Zanola, 33 anni, e Andrea Favero, 38, avrebbero dovuto sposarsi il primo giugno. Avevano già prenotato la chiesa, pagato il ristorante, acquistato gli abiti e scelto i testimoni. Tuttavia, il matrimonio era stato posticipato al 21 settembre.

Giada, in un commento su Facebook, scherzava con le amiche: "Ma, conoscendomi, potrei dire no davanti al prete". Dietro questa battuta, però, si nascondeva una realtà ben più oscura. Nei giorni precedenti la tragedia, Giada aveva inviato messaggi spaventati alle amiche: "Ho paura che Andrea mi avveleni". Le fotografie dei segni sul suo corpo, inviate alle amiche, e quelle sul corpo di Andrea, mostrate ai suoi amici, raccontano di un rapporto "tossico". La coppia, insieme da cinque anni, aveva un bambino di tre anni e viveva a Vigonza da circa un anno.

Il 30 maggio, sotto una pioggia battente, Giada è stata trovata morta sotto un cavalcavia sull'A4. Andrea Favero è stato fermato nella notte con l'accusa di omicidio. La loro casa, a meno di un chilometro dal luogo della tragedia, racconta di una vita apparentemente normale: il campanello con i nomi di tutti e tre, i due husky nel cortile, la casetta di plastica con lo scivolo azzurro. Ma dietro questa facciata si celavano, secondo i primi accertamenti, mesi di violenze e litigi incessanti.

Giada, originaria di Brescia, si era trasferita in Veneto dopo la morte della madre, Nadia Maoret, il 30 dicembre dell'anno scorso. Lavorava come commessa nel negozio Sirene Blu a Vigonovo. Aveva lasciato a Brescia i due fratelli, Daniel e Federica, e il padre Gino.

Da qualche tempo, nella vita di Giada era entrato, a quanto emerge dagli accertamenti, un secondo uomo. Non è chiaro se avesse intenzione di lasciare Andrea per iniziare una nuova vita con questa persona. Favero, durante l'interrogatorio con il pm, ha ammesso i litigi incessanti e ha raccontato che Giada lo minacciava di togliergli il figlio. Tuttavia, queste sono ricostruzioni che devono ancora essere verificate.

Quello che rimane, senza bisogno di ulteriori conferme, è lo strazio delle due famiglie coinvolte. Il racconto delle loro vite e il poco che ne rimane. Sul cavalcavia che sovrasta l'A4, un mazzo di fiori bianchi e gialli è stato legato alla ringhiera, accompagnato da un bigliettino senza firma: "Ciao Giada, sei stata luce"

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