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LA STORIA

“Due anni senza risposte sono davvero un po’ troppi”

La vicenda di una famiglia

“Due anni senza risposte sono davvero un po’ troppi”

Rispetto. Serietà. Trasparenza. E’ tutto quello che chiede l’uomo (identità nota e verificata dalla redazione, ndr) al centro di questa vicenda, per sé e per la sua famiglia. Magari, a norma di legge, potrebbe chiedere e ottenere qualcosa di più. Anche parecchio di più.

“Ma io ho chiesto solo questo, non pretendo nulla per forza, solo che mi spieghino se quanto ho domandato sia o meno possibile, per capire cosa ci aspetti. Null’altro”, spiega lui. “Già è abbastanza difficile, per il mio carattere, chiedere. Andare avanti per due anni e mezzo, senza ricevere una risposta, venendo anzi sollecitati a reinviare costantemente le medesime informazioni, per riprendere la trafila da capo, è umiliante”.

Partiamo dall’inizio. La persona in questione ha tre fratelli. Uno, diversamente abile sin da quando aveva pochi anni – oggi ne ha 51 – a causa di una meningite, ha sempre vissuto con la madre, sino a quando questa è stata in vita. Poi, ha vissuto un po’ con lui e un po’ con la sorella, che vive a Costa, dove il fratello diversamente abile risulta residente. “Alla fine, però – prosegue il racconto – ci siamo resi conto, lavorando entrambi su turni e avendo a nostra volta famiglia, che per nostro fratello, che ormai ha 51 anni e l’esigenza di essere seguito costantemente, la soluzione migliore sarebbe stata l’ingresso in struttura”.

La scelta cade sull’Rsa di Fratta Polesine. La retta, però, pur non al livello di quella di altre strutture, è molto superiore alla modesta pensione che percepisce l’ospite. “Io – prosegue la spiegazione – sono disposto ad aggiungere qualcosa, ma ho la mia famiglia, anche, alla quale provvedere e, quindi, ho chiesto al Comune di Costa di Rovigo se fosse possibile avere un aiuto. Un altro nostro fratello, infatti, ospite degli Istituti Polesani di Ficarolo, riceve mensilmente una integrazione dal Comune di residenza, senza problemi”.

Qui, invece, come illustra il racconto, i problemi ci sono. Non nel senso che qualcuno abbia mai opposto un diniego. Ma, piuttosto, perché non si vede la fine del percorso, non arriva mai una risposta chiara. “In due anni e mezzo – chiude la testimonianza – il Comune non mi ha mai detto se può aiutarmi o meno. Una volta cambia il regolamento, una volta facciamo una riunione tutti assieme e mi assicurano che mi chiameranno, poi non chiama nessuno. E così via".

"Sta di fatto che ora, per la terza volta, a seguito di una modifica del regolamento, mi viene chiesto di ricomunicare le medesime informazioni. Onestamente, non mi pare il modo di fare. Ripeto: io non voglio imporre nulla a nessuno. Ma credo che una risposta a un cittadino, dopo due anni e mezzo, sia dovuta. Positiva o negativa, non importa. Ma penso sia dovuta”.

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