VOCE
VENETO
19.06.2024 - 16:31
Nel pomeriggio del 18 giugno, un parco di via Ceron a Padova è stato teatro di un episodio che mette in luce una delle piaghe più preoccupanti della nostra società: lo spaccio di droga tra i minori. Un ragazzo di 17 anni, di nazionalità tunisina, è stato arrestato dalla polizia mentre vendeva cocaina. Il giovane, giunto in Italia all'inizio dell'anno, era stato collocato in una struttura di accoglienza a Trapani, dalla quale si era allontanato poco dopo, facendo perdere le sue tracce.
Il ragazzo è stato individuato dagli agenti della Squadra Mobile di Padova mentre nascondeva qualcosa in un cespuglio e si sedeva su una panchina. Un uomo di 57 anni si è avvicinato al giovane, confermando i sospetti degli agenti. Intervenuti prontamente, i poliziotti hanno trovato 20 dosi di cocaina nel cespuglio e 340 euro nelle tasche del ragazzo. L'acquirente ha ammesso di aver comprato droga dal giovane in almeno cinque occasioni negli ultimi dieci giorni.
Il caso del giovane tunisino non è isolato. Dall'inizio del 2024, la polizia ha individuato ben 45 minori coinvolti in attività criminali, principalmente nello spaccio di stupefacenti. Di questi, 20 sono minori stranieri non accompagnati e 16 sono stranieri di seconda generazione. Un dato che desta particolare preoccupazione è l'aumento del numero di infraquattordicenni coinvolti: ben 13 rispetto ai soli 2 dello stesso periodo dell'anno precedente.
Ma cosa spinge questi giovani a intraprendere la strada del crimine? La risposta è complessa e multifattoriale. Da un lato, c'è la questione dell'integrazione. Molti di questi ragazzi arrivano in Italia con la speranza di un futuro migliore, ma si trovano spesso a vivere in condizioni di marginalità e povertà. La mancanza di opportunità e il senso di esclusione possono spingerli verso attività illegali come lo spaccio di droga. Dall'altro lato, c'è il problema della criminalità organizzata, che sfrutta la vulnerabilità di questi giovani per i propri scopi. I minori sono spesso considerati "pedine" facilmente manipolabili e meno soggette a severe pene legali.
Le istituzioni stanno cercando di affrontare il problema con diverse strategie. Da un lato, c'è l'azione repressiva delle forze dell'ordine, che cercano di arginare il fenomeno con arresti e sequestri. Dall'altro, ci sono le politiche di integrazione e supporto sociale, che mirano a offrire alternative valide ai giovani a rischio. Il giovane tunisino arrestato a Padova è stato collocato nel Centro di Prima Accoglienza di Treviso, un luogo dove potrà ricevere supporto e assistenza. Tuttavia, è chiaro che la soluzione al problema richiede un approccio più ampio e integrato, che coinvolga non solo le forze dell'ordine, ma anche le scuole, le famiglie e le comunità locali.
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