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Uccise il fidanzato. Valentina potrebbe già uscire dal carcere

Possibili gli arresti domiciliari col braccialetto elettronico

Accoltellato a morte, fermata la fidanzata

Il caso di Valentina Boscaro, condannata per l'omicidio del fidanzato Mattia Caruso, continua a far discutere. La giovane donna, attualmente reclusa nel carcere di Montorio Veronese, potrebbe presto ottenere una misura detentiva meno afflittiva. La Corte di Cassazione ha infatti annullato la decisione del Tribunale della Libertà, che aveva negato un affievolimento della misura detentiva, rinviando gli atti al Tribunale di Venezia per una nuova decisione.

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Il 25 settembre 2022, Abano Terme è stata teatro di un tragico evento che ha sconvolto la comunità locale. Valentina Boscaro, 32 anni, secondo le accuse ha ucciso il fidanzato Mattia Caruso con una coltellata al cuore mentre i due viaggiavano in auto. La dinamica dell'omicidio è stata oggetto di numerose discussioni e perizie. Secondo la confessione di Valentina, il gesto è stato un atto impulsivo dettato dalla paura e dalla tensione del momento. "Siamo saliti in macchina, è partito a razzo, ha iniziato a strattonarmi e ad avere un atteggiamento punitivo nei miei confronti. Ero stanca, avevo paura di lui e della velocità", ha raccontato Valentina durante l'interrogatorio.

In primo grado, Valentina Boscaro è stata condannata a 24 anni di carcere per omicidio volontario aggravato dalla relazione sentimentale e calunnia. Tuttavia, la difesa ha sempre sostenuto che la condanna fosse eccessiva e ha puntato a cancellare il reato di omicidio volontario aggravato, cercando di alleggerire il quadro accusatorio. Gli avvocati Alberto Berardi e Renzo Fogliata hanno presentato un ricorso in Cassazione, sostenendo che la loro cliente non rappresentasse un pericolo di fuga né un rischio di reiterazione del reato. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, ritenendo validi i temi sollevati dalla difesa e rinviando gli atti al Tribunale di Venezia per una nuova decisione.

Durante la detenzione, Valentina ha cercato di mantenere un comportamento esemplare. Ha lavorato come cameriera all'interno del carcere, maneggiando anche coltelli, il che ha portato la giovane a riflettere sulla sua presunta pericolosità. "Allora non mi ritengono così pericolosa se mi fanno maneggiare i coltelli", ha detto ai suoi legali e ai familiari. Questo comportamento ha rafforzato la speranza della difesa che la misura detentiva potesse essere alleggerita.

Lunedì prossimo è prevista la sentenza d'appello di fronte alla Corte d'Assise di Venezia. La procura generale ha chiesto la conferma della pena di primo grado, ma la difesa spera in una revisione della condanna. La decisione della Cassazione potrebbe orientare verso una misura meno afflittiva per Valentina, come gli arresti domiciliari con braccialetto elettronico. Tuttavia, la decisione finale spetta al Tribunale di Venezia, che dovrà valutare nuovamente il caso alla luce delle nuove argomentazioni presentate dalla difesa.


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