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LA TRAGEDIA DI GIULIA

Filippo ha cercato di uccidersi due volte

Emergono nuovi, agghiaccianti dettagli

Ragazzi scomparsi: una lite prima della sparizione

Filippo Turetta, il giovane accusato dell'omicidio della sua ex fidanzata Giulia Cecchettin, ha confessato il delitto durante un interrogatorio nel carcere di Verona. Il 1° dicembre, davanti al pubblico ministero di Venezia Andrea Petroni, Turetta ha ricostruito con dettagli agghiaccianti quanto accaduto l'11 novembre. Dopo una serata trascorsa in un centro commerciale a Marghera, la coppia ha avuto una lite che è degenerata in una duplice aggressione: prima nel parcheggio sotto casa a Vigonovo (Padova) e poi nella vicina zona industriale di Fossò.

Le indagini hanno rivelato elementi inquietanti che suggeriscono una premeditazione del delitto. Turetta aveva con sé un coltello e altri oggetti che potrebbero indicare una pianificazione dell'omicidio. Durante l'interrogatorio, ha ammesso di aver colpito Giulia con una decina di coltellate, mirando al collo, alle spalle, alla testa e al volto. La rabbia e la frustrazione di Turetta sono emerse chiaramente quando ha raccontato di aver cercato di convincere Giulia a tornare con lui, ma di fronte al suo rifiuto, la situazione è precipitata.

Dopo aver ucciso Giulia, Turetta ha tentato due volte di togliersi la vita. Prima ha cercato di soffocarsi con un sacchetto di plastica, poi ha tentato di suicidarsi con un coltello. Entrambi i tentativi sono falliti. In preda alla disperazione, ha deciso di nascondere il corpo di Giulia e di fuggire. La fuga di Turetta è durata sette giorni e si è conclusa il 18 novembre vicino a Lipsia, in Germania, dopo aver percorso oltre mille chilometri.

Il corpo senza vita di Giulia Cecchettin è stato trovato vicino al lago di Barcis, in provincia di Pordenone, distante quasi cento chilometri da casa. La scoperta è avvenuta sette giorni dopo l'omicidio, grazie alle indicazioni fornite dallo stesso Turetta durante l'interrogatorio. L'arresto del giovane è avvenuto in Germania, dove era fuggito nel tentativo di sfuggire alla giustizia italiana.

Gino Cecchettin, il padre di Giulia, ha espresso la sua fiducia nella giustizia, ma ha anche sottolineato che il processo interessa poco alla famiglia, che è ancora profondamente scossa dalla tragedia. La famiglia Cecchettin, insieme agli amici e ai parenti, ha fornito testimonianze cruciali che hanno contribuito a ricostruire gli ultimi momenti di vita di Giulia e a delineare il profilo psicologico di Turetta.

Filippo Turetta sarà processato dopo l'estate, e le accuse a suo carico sono gravissime. La premeditazione del delitto è uno degli aspetti più controversi del caso, con prove che includono il nastro adesivo e una cartina stradale trovati nel suo veicolo. La difesa di Turetta cercherà di contestare queste accuse, ma il rischio di una condanna all'ergastolo è molto alto.


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