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veneto
26.06.2024 - 08:20
Non si fermano le predazioni dei lupi sull’Altopiano di Asiago. Sabato notte, i grandi predatori hanno assalito il bestiame di Malga Verde a Lusiana Conco, in località Val Lastaro, uccidendo una manza. È l’ennesimo attacco di quest’estate di alpeggio appena iniziata, che dal 10 giugno conta già otto animali sbranati: una media di quattro a settimana.
La malga, gestita dalla famiglia Cortese, alleva vacche da latte da quattro generazioni ed è associata al Consorzio tutela del formaggio Asiago, offrendo nel punto vendita e nell’agriturismo ricavato nella struttura prodotti di alta qualità. “Portiamo in quota un centinaio di animali, tra cui 70 vacche adulte – spiega il proprietario - Purtroppo, non possiamo difenderci dai branchi. Recintare tutto il pascolo è impossibile, così come prendere cani da guardia per 70 ettari di terreno. Siamo preoccupati, ma non vediamo soluzioni”. Le predazioni sono iniziate subito dopo l’arrivo degli allevatori sull’altopiano.
Il 10 giugno, i gestori di Malga Frolla a Conco, appena arrivati, hanno subito la predazione di una vitella. Il giorno stesso, a Malga Dosso di Sotto, è stata uccisa una vacca. L’11 giugno, sempre a Malga Frolla, un’altra vitella è stata sbranata. Nei giorni successivi, una vitella trovata morta a Canove, poi è toccato a una capra a Tonezza, e venerdì 14 giugno, a Malga Foraoro di Caltrano, a due vitelle. E sabato scorso, è stata sbranata la manza a Malga Verde.
In Veneto, secondo i dati della Regione, nel 2022 le predazioni sono state 823, opera di almeno 15 branchi che si aggirano in oltre il 20% del territorio. Tre sono stanziali sull’altopiano di Asiago: solo nella zona del Monte Corno, nell’agosto 2023, ci furono cinque predazioni in 45 giorni. Questi numeri evidenziano un problema crescente che richiede soluzioni urgenti e concrete.
“Abbiamo dato un segnale di allarme, ma sembra che non ci sia ascolto – tuona Anna Trettenero, presidente di Confagricoltura Vicenza - Un’altra predazione, nel giro di pochi giorni, mette sotto stress gli allevatori, già provati da una stagione difficile. Fino a quando si potrà abusare della loro pazienza? L’alpeggio sull’Altopiano è una ricchezza dal punto di vista non solo economico, ma anche culturale e turistico. I lupi, che sono all’apice della piramide, non sono predati, ed è evidente che colpiscono a ripetizione perché sono in sovrannumero. Un incubo non solo per gli allevatori, ma anche per gli amanti della montagna. Chi andrà a raccogliere funghi quest’estate? È ora che la politica prenda posizione dando una risposta concreta ai cittadini, inclusi gli allevatori”.
La situazione sull’Altopiano di Asiago non è solo una questione di predazioni, ma riflette una più ampia problematica di gestione del territorio e della fauna selvatica. La presenza dei lupi, se da un lato rappresenta un successo per la biodiversità, dall’altro pone seri problemi di convivenza con le attività umane, in particolare l’allevamento. Le soluzioni non sono semplici. Recintare vaste aree di pascolo è logisticamente ed economicamente impraticabile. L’uso di cani da guardia, pur efficace in alcuni contesti, non è sempre applicabile su larga scala. Inoltre, la gestione dei lupi richiede un approccio integrato che consideri sia la conservazione della specie che la protezione delle attività economiche locali.
La questione dei lupi sull’Altopiano di Asiago è un esempio emblematico delle sfide che si presentano quando si cerca di bilanciare la conservazione della natura con le esigenze umane.
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