VOCE
commercio
08.07.2024 - 20:53
Le botteghe che un tempo punteggiavano ogni agglomerato urbano, piccolo o grande che fosse, ora sono una rarità. E arrivare a piedi a un negozio di generi alimentari è diventato sempre più un lusso. In Polesine un lusso per pochissimi, visto che nella classifica della spesa “accessibile” è in fondo alla graduatoria, al 101esimo posto fra tutte le province italiane, con appena un quarto della popolazione che riesce a raggiungere a piedi in un quarto d'ora un alimentari.
In Veneto, però, c'è chi fa peggio. Non solo Belluno, che è proprio all'ultimo posto, ma che essendo una provincia montana ha caratteristiche decisamente peculiari, ma anche Treviso, che è sul gradino 104 della classifica. Fatto sta che l’abbandono degli antichi negozi rende fare la spesa una missione sempre più complessa se non si vuole usare l'auto. Il dato emerge da un'analisi realizzata nell’ambito del progetto Urban Pulse 15 dal Centro studi delle Camere di Commercio Guglielmo Tagliacarne, in collaborazione con Il Sole 24 Ore.
“Il supermercato sotto casa - si rimarca - è un lusso per pochi. Solo il 39% degli italiani raggiunge un punto vendita alimentare in pochi minuti a piedi dalla propria abitazione, dato medio che aumenta fino al 60% solo in alcune province del Mezzogiorno. E’ questa l’immagine più concreta della ‘città a 15 minuti’, quel modello di pianificazione urbanistica reso popolare da numerosi sindaci di città europee e teorizzato dallo scienziato franco-colombiano Carlos Moreno, che sta prendendo piede anche in Italia come obiettivo cui tendere per migliorare la qualità della vita delle persone”.
Il dato medio nazionale è superiore a quello veneto e quello medio regionale superiore a quello polesano. Ovviamente ci sono differenze fra i centri più grandi e quelli più piccoli e la provincia di Rovigo, che si caratterizza proprio per i suoi piccoli insediamenti a bassa densità abitativa sembra risentire particolarmente della chiusura dei negozi “di prossimità”. Andando a vedere la percentuale di popolazione residente che si trova entro 15 minuti a piedi da almeno un supermercato o un negozio di alimentari, sia esso un fruttivendolo o una macelleria, il dato provinciale è di 26,9%, ovvero meno di tre abitanti su dieci, che è uno dei valori più bassi d'Italia, tanto da valere la posizione 101 fra tutte le province. E se Belluno è nella posizione 107 con il 21,7% di residenti a 15 minuti a piedi da una rivendita alimentare e Treviso al gradino 104 con il 24,6%, meglio di Rovigo fanno Padova, che pur non brilla e si attesta al 97esimo posto con una quota del 27,8%, Vicenza 85esima con il 30.7%, Verona 76esima con il 32.3% e Venezia è al 47esimo posto con il 38.1%.
Guardando solo ai capoluoghi di provincia, ovviamente le percentuali si alzano, ma poi nemmeno troppo.
Rovigo città si piazza al 95esimo posto con il 42,5% dei residenti in grado di raggiungere a piedi in 15 minuti un alimentari, solo un passettino davanti a Belluno, che è 96esima con il 40,6%, mentre Padova è 70esima con il 49,3%, Treviso è 67esima con il 50,7%, Venezia è 54esima con il 53,7%, Vicenza 49esima con il 55,2%, Verona è 28esima con il 61,5%. Scorporando il dato del resto della provincia, capoluogo escluso, la percentuale del Polesine si abbassa al 25,7%, ma la posizione resta la stessa: 95esima e anche su questo fronte c'è Belluno che fa peggio, con il 24,1% e la posizione 101, mentre Padova non fa poi troppo meglio, 97esima con il 25,6%, Treviso è 93esima con il 26,7%, Verona è 89esima con il 27,5%, Vicenza è 62esima con il 32,7%, Venezia è 50esima con il 35,1%.
Per quanto riguarda solo il piccolo commercio al dettaglio, la percentuale del capoluogo scende al 38,6% di cittadini in grado di raggiungerli in un quarto d’ora a piedi, 90esima posizione fra tutti i capoluoghi, mentre il dato del resto della provincia è il 20,5% che vale la 91esima posizione fra le aree non cittadine.
A proposito di supermercati in città, in un settore come quello del commercio, già in sofferenza a causa della mutazione di stili di vita e delle abitudini di acquisto, con il dilagare dell'e-commerce e delle consegne a domicilio anche di prodotti alimentari, ancora non si è rimarginata la ferita ben visibile con la decadenza del “centro commerciale in centro”, Le Torri di via del Sacro Cuore, rimasto deserto dopo l'addio della Coop, con le tracce della promessa nuova apertura che si sono perse nel vento, mentre, per l'appunto, proprio a giugno dello scorso anno, Coop Alleanza 3.0 ha avviato le pratiche per aprire un nuovo e grande supermercato nel centro storico di Mantova. Secondo un'analisi dell'Ufficio studi Confcommercio, Rovigo, fra 2012 e 2022, ha perso 113 negozi e 24 fra bar e ristoranti. In particolare, solo il centro storico ha perso in due lustri ben 74 negozi, uno su quattro, e 25 fra bar e ristoranti, passando dai 302 negozi del 2012 ai 228 del 2022 e da 168 bar e ristoranti a 143, per un totale di 99 attività volatilizzate in un decennio.
“Purtroppo credo che manchi anche un po’ di cultura dell’impegno e del sacrificio, perché per portare avanti questi negozi qua ne servono e credo che la loro scomparsa porti a un impoverimento della città proprio per il loro ruolo di vicinanza”.
A commentare la sempre più rara presenza di negozi alimentari è chi in uno di questi, un baluardo storico, un presidio del gusto ma anche sociale che da oltre 60 anni campeggia in piazza Garibaldi, c’è nato e cresciuto: Stefano Piva, colonna dell’omonima gastronomia, figlio dell’indimenticato Nazareno e della moglie Gabriella, che ancora lavora lì. Una storia di dedizione e passione.
“Oggi, però - nota - non sembra che tanti abbiano voglia di imbarcarsi in questo tipo di attività. Ed è un problema, perché il piccolo dettaglio, il negozio di vicinato, è fondamentale per chi vive in città, non solo per la comodità arrivare a piedi, ma anche per avere avere un negozio di fiducia, dove sai che puoi trovare qualità e risposte, ma anche fare due chiacchiere perché non sei un numero, ma un amico. E trovi chi conosce le tue abitudini, i tuoi gusti. Per questo, sarebbero da riscoprire da rivalutare, da aiutare. Tanto più a fronte del progressivo invecchiamento della popolazione: quanti sono gli anziani che possono prendere la macchina per andare a fare la spesa? Poi, tutto si tiene: se manca il commercio il centro perde la propria attrattività”.
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