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COMMERCIO
10.07.2024 - 05:00
Troppi vantaggi per le grandi catene, pochi per i piccoli commercianti. Ma niente è perduto, e anche se il numero delle piccole botteghe è sceso, non significa che queste scompariranno, anzi. E’ così che il presidente di Confartigianato, Marco Campion commenta il 101esimo posto del Polesine nella classifica della spesa “accessibile” tra le province d’Italia.
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Il dato emerge da un’analisi realizzata nell’ambito del progetto Urban Pulse 15 dal Centro studi delle Camere di Commercio, in collaborazione con “Il Sole 24Ore”. Ma secondo il presidente di Confartigianato Polesine c’è una tendenza all’inversione del fenomeno. Basta sapersi diversificare. O almeno, la pensa così Campion, nella duplice veste di presidente dell’associazione di categoria e titolare di un negozio di alimentari di vicinato.
Presidente, ma per quale motivo in Polesine (ma non solo) ci sono sempre meno piccoli negozi di alimentari?
“Secondo me a suo tempo la Regione ha fatto una legge sui grandi centri di distribuzione con le maglie troppo larghe, nel senso che si è tenuto poco conto della densità di popolazione e anche delle caratteristiche del territorio. I piccoli negozi alimentari (ma anche non alimentari) si sono trovati impreparati alla discesa della grande distribuzione, soprattutto nel nostro territorio dove per abitanti ce ne sono pochi e distribuiti su oltre 50 paesini. Ovviamente la gente è andata e va tuttora in questi centri dove trova di tutto e di più anche a prezzi molto concorrenziali. C’è stata quindi, negli anni, una moria di negozi di vicinato”.
C’è modo di salvare questa tradizione o bisogna adeguarsi ad una società mutata?
“Per sopravvivere bisogna diversificare l’offerta. Io credo che ultimamente la situazione, anche se molto timidamente, si stia iniziando ad invertire. Infatti stanno aprendo negozi con prodotti diversificati, che non fanno concorrenza ai supermercati, e che in alcuni casi sono anche più costosi. Io sono convinto che in futuro la gente sarà sempre più portata al prodotto più ricercato magari a chilometro zero. Oltre alla qualità, il piccolo negozio dà la possibilità di scambiare una parola col negoziante, di instaurare un’amicizia che si tramuta poi anche in fiducia. Nei grandi centri invece sei un numero e non conosci nessuno che ti possa consigliare. E poi, se una cosa non va la butti e raramente la porti indietro. Io ho fiducia: con gli anni ci sarà un cambio di tendenza, piccolo ma costante, e ricominceremo a far rivivere i centri dei piccoli paesi. Nelle città già questo sta accadendo”.
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