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veneto
11.07.2024 - 10:43
Un episodio di violenza domestica ha scosso la comunità di Mestre, portando alla condanna di una donna di 35 anni di origini etiopi. La vicenda, che ha avuto luogo nell'agosto dell'anno scorso, ha visto la donna evirare l'ex marito durante un incontro che avrebbe dovuto riguardare la gestione della loro figlia. La sentenza, emessa dal Tribunale collegiale presieduto dalla giudice Francesca Zancan, ha stabilito una pena di otto anni di reclusione per la donna, con l'aggravante del pericolo di vita.
Secondo quanto emerso durante il processo, l'incontro tra i due ex coniugi si è svolto in un appartamento di Marghera. L'uomo, 44 anni, difeso dall'avvocato Marco Marcelli, ha raccontato che i due si trovavano nella camera matrimoniale, lui nudo e lei vestita, quando è avvenuta l'aggressione. La donna avrebbe colpito l'ex marito con un coltello dalla lama lunga una decina di centimetri, provocandogli gravi lesioni al pene e a un testicolo. I chirurghi dell'ospedale dell'Angelo sono intervenuti tempestivamente, riuscendo a ricostruire l'apparato genitale dell'uomo e a intervenire anche sulla mano.
Il processo ha visto un acceso dibattito tra accusa e difesa, con consulenze medico-legali che hanno fornito diverse conclusioni sulla funzionalità del pene dell'uomo. Il pubblico ministero Giorgio Gava, che aveva chiesto una pena di dieci anni, ha paragonato l'atto all'infibulazione inflitta alle donne, sottolineando la gravità della violenza subita dall'uomo. La difesa, rappresentata dagli avvocati Serenella Maluta e Paolo Polato, ha invece sostenuto che la donna avrebbe agito per legittima difesa, essendo stata bloccata e trattenuta dall'ex marito.
La sentenza di otto anni di reclusione ha suscitato reazioni contrastanti. L'avvocato di parte civile Marco Marcelli ha commentato che "la condanna riflette le emergenze dibattimentali" e che l'aggressione è stata di una violenza inaudita, giustificando così la pena applicata. D'altra parte, la difesa ha annunciato l'intenzione di ricorrere in appello, ritenendo la pena troppo severa e sottolineando che la perizia medico-legale non ha parlato di lesioni permanenti. L'avvocata Maluta ha dichiarato che "otto anni sono una pena davvero troppo pesante: è detenuta da un anno, sempre più disperata".
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