VOCE
Vicenza
24.07.2024 - 18:17
Il Tribunale amministrativo regionale (Tar) del Veneto ha emesso una sentenza che potrebbe avere ripercussioni significative sul progetto dell'Alta Velocità (Tav) nel capoluogo berico. La decisione, depositata il 24 luglio 2024, ha accolto parzialmente il ricorso presentato dall'associazione ambientalista Italia Nostra, annullando le autorizzazioni per la costruzione di un bacino anti-piena sul torrente Onte. Ma cosa significa realmente questa sentenza per il futuro del progetto Tav e per la città di Vicenza?
LA SENTENZA DEL TAR: UN'ANALISI DETTAGLIATA
Il presidente del Tar del Veneto, Giuseppe Sapone, ha annullato una serie di provvedimenti chiave legati al progetto del bacino di espansione sul torrente Onte. Tra questi, l'ordinanza del commissario straordinario Vincenzo Macello (numero 15 del 2023), il decreto del Ministero dell'Ambiente (numero 393 del 2022) e il parere della Commissione di Valutazione Ambientale (Via) del Ministero stesso (parere 618 del 2022). Questi provvedimenti erano stati fondamentali per accertare la compatibilità ambientale e approvare il progetto del bacino di laminazione. La decisione del Tar, tuttavia, non tocca la sostanza del progetto relativo all'attraversamento del capoluogo berico, che rimane intatto. Questo significa che, sebbene il bacino anti-piena sia stato bloccato, il resto del progetto Tav può procedere come pianificato. Ma quali sono le implicazioni di questa sentenza?
LE IMPLICAZIONI PER IL PROGETTO TAV
L'annullamento delle autorizzazioni per il bacino di espansione sul torrente Onte solleva diverse questioni. Prima di tutto, c'è il problema del ritardo nei lavori. La costruzione del bacino era stata pensata per mitigare il rischio di piene, un elemento cruciale per la sicurezza del territorio. Ora, con l'annullamento delle autorizzazioni, sarà necessario rivedere il progetto e ottenere nuove approvazioni, un processo che potrebbe richiedere mesi, se non anni. Inoltre, c'è l'incertezza legata alle possibili azioni legali future. Non è ancora chiaro se le parti coinvolte, inclusi il Ministero dell'Ambiente e il commissario straordinario, decideranno di ricorrere in secondo grado. Se ciò accadesse, il contenzioso potrebbe protrarsi ulteriormente, creando ulteriori ritardi e incertezze.
IL RUOLO DI ITALIA NOSTRA
Italia Nostra, l'associazione ambientalista che ha presentato il ricorso, ha giocato un ruolo cruciale in questa vicenda. Nel dicembre del 2023, l'associazione aveva pubblicamente illustrato il contenuto del ricorso, sottolineando le preoccupazioni ambientali legate al progetto del bacino di espansione. La sentenza del Tar rappresenta una vittoria parziale per l'associazione, che ha visto riconosciute alcune delle sue preoccupazioni. Tuttavia, rimane da capire come Italia Nostra intenda procedere. Nelle prossime ore, l'associazione potrebbe commentare il verdetto, fornendo ulteriori dettagli sulle sue future azioni. Uno dei punti dirimenti potrebbe essere quello delle prescrizioni ambientali eventualmente connesse al nuovo progetto del bacino di laminazione proprio sull'Onte.
UN FUTURO INCERTO
La sentenza del Tar del Veneto lascia molte domande aperte. Quali saranno le prossime mosse delle parti coinvolte? Come influirà questa decisione sul cronoprogramma del progetto Tav? E, soprattutto, quali saranno le conseguenze per la sicurezza ambientale del territorio? In un contesto in cui le questioni ambientali sono sempre più al centro del dibattito pubblico, questa vicenda rappresenta un esempio emblematico delle sfide che progetti infrastrutturali di grande portata devono affrontare. La necessità di bilanciare lo sviluppo economico con la tutela dell'ambiente è una questione complessa, che richiede soluzioni ponderate e condivise. Il caso del bacino anti-piena sul torrente Onte è solo uno dei tanti esempi di come le decisioni amministrative possano avere ripercussioni significative sul territorio e sulla comunità. Resta da vedere come evolverà questa situazione e quali lezioni potranno essere apprese per il futuro.
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