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autonomia differenziata

"La strada non è questa"

L'analisi di Franco Modena

"La strada non è questa"

Franco Modena, avvocato ed esponente del Pd, esprime perplessità sull’autonomia regionale.

“Non sono - premette Modena - pregiudizialmente contrario a una forma di autonomia regionale che si situi in posizione intermedia fra le Regioni a ordinamento speciale e quelle a regime ordinario. Nel riconoscimento e nella promozione delle autonomie locali, infatti, non può non tenersi conto che una omologazione di disciplina non può essere l’ordinarietà, visto che diversi sono i contesti in cui operano le Regioni a statuto ordinario: le esigenze di vita di un veneto non del tutto collimano con quelle di un calabrese. Per cui, una certa differenziazione di disciplina non è di per sé deprecabile”.

Poi entra nel vivo: “Quello che è stato previsto dalla legge Calderoli sull’autonomia differenziata è però un tentativo maldestro di delinearne un quadro attuativo. In primo luogo perché si comincia della coda: ‘l’attribuzione di funzioni relative alle ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia, si legge nel dossier illustrativo portato all’esame delle Camere, è consentita subordinatamente alla determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti politici e sociali’. Per un affresco di buona fattura, le prime pennellate devono essere dirette e inquadrare i contorni delle figure principali, e solo in seguito colorare i particolari e i dettagli. Qui si ipotizza, invece, di fare il contrario”.

E continua: “L’iniziativa per l’attribuzione delle forme e condizioni particolare di autonomia, in base nel medesimo dossier illustrativo, sono delineate da ciascuna ragione nell’ambito della propria autonomia, così da escludere l’applicabilità delle disposizioni di legge anche nella sfera costituzionalmente riservata a quest’ultima”.

Per Modena “i diritti essenziali, fondamentali, derivano direttamente dalla spesa costituzionale, e sono e devono essere uguali per tutti. Le attuali autonomie regionali ‘speciali’ (nate tutte per ragioni storico-politiche) prevedono che i relativi statuti (di Val D’Aosta, Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia, Sicilia e Sardegna) siano oggetto di incisiva lettura e approvazione e abbiano quindi valenza costituzionale. Vogliamo lasciare alle singole Regioni, rivendicanti nuovi diritti, sostenere quanto questi incidano sui livelli minimi di omogeneità nazionale?”

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