VOCE
IL SONDAGGIO
19.08.2024 - 21:00
In Polesine crollo del -31% dal 2012. Per i rodigini “i ragazzi non hanno voglia di sporcarsi le mani”
Dopo i tanti traguardi olimpici raggiunti dagli atleti italiani, per il mondo artigiano nazionale e regionale, si può parlare, invece, solo di un triste primato: meno 410mila artigiani nel nostro paese. A rendere nota la tanto drammatica, quanto tangibile, diminuzione è l’Ufficio studi della Cgia di Mestre che, con i dati forniti da Movimprese di Infocamere e Inps, ha evidenziato il drammatico tracollo. Da un bilancio di circa 1.867.000 unità nel 2012, si è passati nel 2023 a un numero drasticamente minore, 1.457.000 artigiani. Non va meglio anche a livello regionale: sempre nel medesimo lasso temporale, a fronte delle 196.000 unità di un tempo, ora ci si ritrova a poco più di 150.000 titolari di imprese artigiane.
E tra le provincie venete, Rovigo purtroppo conferma un netto calo, addirittura il -31%. Quasi una su tre. Nella classifica nazionale, figura seconda per tracollo solamente a Vercelli. Una medaglia d’argento ingrata per un Polesine ricco di risorse e con molte attività artigianali a conduzione familiare disseminate lungo tutto il territorio.
Dopo la constatazione dei fatti, emergono molte domande ma anche la necessità di fronteggiare il problema partendo dalle cause che l’anno provocato. I rodigini non hanno dubbi: un difficile ricambio generazionale, la poca “formazione al lavoro dell’artigiano” durante i cicli di istruzione, una burocrazia ostacolante e l’aumento delle tassazioni sono alcuni dei nodi della questione. Tra tante opinioni, sicura è la preoccupazione per come si evolverà la situazione, un problema che coinvolge tutti, da chi deve compiere piccole riparazioni a chi necessita di un intervento specifico, ad esempio, nella propria abitazione.
“Questo calo è un grande problema per gli utenti: ormai è difficile trovare chi fa i piccoli lavoretti in casa. Dopo 20 telefonate, forse, si trova un idraulico, un falegname, un muratore o un imbianchino. Ormai nessuno vuole o sa fare i piccoli lavori in casa” spiega Marco, che continua: “Il problema parte dalla scuola: una volta c’era una cultura tuttofare, ora non è più così, molti ragazzi non hanno voglia di sporcarsi le mani”.
Una questione “giovane” anche secondo Sara: “Credo che i giovani non abbiano più gli stimoli per cercare di intraprendere una carriera del genere”.
Franco, invece, sostiene che: “È venuta meno una vocazione a questi lavori. Questo ha creato sicuramente mancanza di continuità nel lavoro artigiano – spiega - sono venute meno le scuole: poca preparazione per i ragazzi verso scelte autonome nel mondo dall’artigianato e in più, senz’altro, crisi economica e l’aumento della tassazione hanno provocato la chiusura di molte aziende”.
Davanti a un bilancio del genere, Stefano sottolinea: “In questi tempi è anche vero che, in alcuni giovani, la mentalità è quella di non scarificarsi riguardo all’orario e tipo di lavoro, a parere loro sembra poco remunerativo, cosa che non è – conclude – sicuramente per far fronte al problema bisognerebbe dare più possibilità alle nuove leve di essere inserite nel mondo dell’artigianato”.
Da qui, dunque, occorre forse partire per favorire un ricambio generazionale che sembra essere reso difficoltoso dalla mancata comprensione del fatto che il mondo artigiano non è composto da lavori di serie B ma è, anzi, un cuore pulsante di saperi e tradizioni, fatto da persone che mettono a disposizione un indispensabile servizio per economia, comunità e vivibilità.
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