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CULTURA

Polesine al centro delle trame noir

Il libro del giornalista badiese Umberto Montin che da oltre 30 anni vive a Como

Polesine al centro delle trame noir

Una lunga scia di sangue tenuta insieme da un passato comune: le vittime, in una “vita precedente”, avevano fatto parte della generazione di sognatori che è poi ripartita da zero a Parigi, sotto l’ombrello di Mitterrand. Sullo sfondo, le trame dei servizi segreti, italiani e - soprattutto - francesi, e le guerre intestine tra le diverse agenzie, mosse da logiche contrastanti. Per gli interessi della Republique, bien sur. In mezzo, Martino Ribaud, origini ben piantate nella pianura veneta, passato da “Dreamers”, presente da dirigente di Polizia sulle sponde del lago di Como.

“Lo sbirro con l’eskimo”, già protagonista di “A muso duro” (Robin edizioni, 2020) è tornato nel nuovo romanzo di Umberto Montin, “Il sangue dei randagi”, edito nelle scorse settimane dalla stessa casa del primo “capitolo”. E di Ribaud, Montin ha ricalcato, per certi versi, il percorso: polesano (di Badia) per nascita, formatosi a Padova e Bologna, poi giornalista la cui carriera, sbocciata proprio a Rovigo, lo ha condotto a Como dove è stato per oltre tre decenni redattore del quotidiano “La Provincia”. Senza però perdere mai il legame con il suo Polesine dove, ancor’oggi, torna ogni volta che può. Un background che si dipana, completamente, nella sua nuova opera. Polesine compreso. “Sono nato qui - dice Montin - ed è ovvio che il Polesine mi sia rimasto nel cuore”.

E infatti, c’è tanto della nostra terra in questo “Il sangue dei randagi”, così come ce n’era (e forse ancor di più) nel primo “A muso duro”. Ma se là era la nebbia polesana a fare da collante, arrivando fino a Como e da qui a Parigi, questo è - come scherza l’autore - “un romanzo piovoso”. In cui ritroviamo la sua Badia, di cui è originario anche Ribaud e dove di tanto in tanto, tra le pagine, trova rifugio; ma c’è anche tanto Delta, con le sue atmosfere noir e i suoi misteri. E proprio in un paese (non meglio precisato) del nostro Basso Polesine si intreccia la vicenda che lega tra loro due donne misteriose con un passato comune che Ribaud cerca di chiarire, in un continuo rimbalzo tra i tumultuosi anni ’70, sull’asse Bologna-Parigi, e un presente (il romanzo è ambientato nel 2012) vissuto pericolosamente tra Como, le stesse Bologna e Parigi, Ferrara, il nostro Polesine e un Basso Veneto che si spinge fino a Este e i Colli Euganei.

Un thriller avvincente tappezzato con la colonna sonora di quegli anni: da Francesco Guccini, che compare fin dalla prima pagina del romanzo, a Caparezza, passando per Bob Dylan, gli Ac/Dc, Neil Young, i Pink Floyd per arrivare a Claudio Lolli.

Intanto, Umberto Montin non si ferma: dato alle stampe “Il sangue dei randagi” ha già ultimato un nuovo romanzo, che uscirà nel febbraio prossimo. “E’ sempre un giallo, ma questa volta non ci sarà Ribaud - racconta - la vicenda sarà incentrata su personaggi nuovi, e ambientata nella Venezia del periodo del lockdown. Anche in questo libro, comunque, ci sarà molto Veneto”.

Il suo (quasi) alter egoMartino Ribaud, comunque, tornerà. “Sì - conferma l’autore - mi piacerebbe un nuovo capitolo, questa volta tutto ambientato in Polesine. Prima o poi lo farò”.

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