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emergenza granchio blu

Gli animalisti insorgono: "Non sterminatelo"

Ma l'allarme è forte: “Vanno salvate 3mila aziende”

Granchio Blu, si cercano risposte

All’indomani della prima uscita pubblica del commissario straordinario all’emergenza granchio blu, l’ex prefetto Enrico Caterino, che ha convocato un primo incontro, che ha definito “esplorativo”, nella Prefettura di Rovigo, dove era già stato prefetto fra 2016 e 2018, questa volta “ospite” del prefetto Clemente di Nuzzo, la Cia di Rovigo torna sul tema.

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“Il granchio blu - spiega in una nota - causa 200 milioni di euro di danni all’anno al comparto dell’allevamento di vongole, cozze e ostriche del Delta del Po: a rischio la tenuta di 3.000 aziende polesane”. Numeri, si spiega, che sono stati illustrati al commissario straordinario in occasione della riunione a Rovigo. Prima tappa di un percorso che toccherà anche gli altri luoghi “invasi” dal granchio che sta espandendosi in tutto il nord Adriatico. Anche se nel Delta sembra aver trovato il suo ambiente ideale.

All’incontro era presente anche Erri Faccini, presidente di Cia Rovigo, in collaborazione con Pescagri Cia Veneto: “Gli attori del settore - spiega - hanno fatto sintesi, presentando le diverse istanze al Governo. Da parte nostra abbiamo illustrato il serio pericolo di una desertificazione dell’area del Delta, peraltro patrimonio Unesco”. Ovvero, “potrebbe saltare tutto l’equilibrio ecosistemico del Parco. Due gli obiettivi che gli enti competenti sono tenuti a perseguire: la salvaguardia della filiera ittica, al fine di garantire una tenuta socioeconomica del territorio, e della biodiversità del Parco”. E’ per questo, si rimarca che Cia Rovigo - Pescagri Cia Veneto hanno avanzato “la richiesta di prevedere non solo ristori ad hoc a favore degli allevatori, ma pure fondi specifici per proteggere il territorio”.

Intanto, mentre nel Delta si combatte la guerra al granchio blu, c’è chi prende le sue difese. Si tratta della Lav, la Lega anti vivisezione, già intervenuta chiedendo di “evitare lo sterminio”, e che ora chiede “misure alternative all’eradicazione”. Ma non solo. “Lo scorso anno, il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, ha iniziato una sua battaglia contro ‘l’invasore’, arrivato dagli Stati Uniti proprio a causa dell’uomo, attraverso le acque di zavorra delle navi, e stanziatosi nel Mediterrano, moltiplicandosi e cibandosi soprattutto di vongole, cozze, crostacei, e piccoli pesci. Ad agosto 2023 sono stati stanziati con urgenza, attraverso il decreto-legge 104/2023, 2,9 milioni di euro di contributi a fondo perduto a favore di consorzi e imprese di acquacoltura e pesca che provvedono alla cattura ed allo smaltimento della specie cosiddetta ‘granchio blu’".

"Fondi aumentati ulteriormente e in maniera indiscriminata nel 2024 con il Dl Agricoltura, approvato lo scorso luglio, che ha stanziato 12 milioni di euro a sostengo delle imprese, che si sommano ai 13,4 milioni già destinati per la filiera. Un mini-tesoretto, insomma, di cui poco si conosce sulle modalità di gestione e gli esiti di investimento, tanto che le stesse autorità locali denunciano che di questi fondi hanno ricevuto solo una parte irrisoria, dichiarando anche di aver subito perdite per oltre 200 milioni solo a Porto Tolle. La realtà del mercato è tristemente questa: la vongola è commercialmente più vantaggiosa del granchio blu, diventato il nemico giurato".

"Eppure, a volte, le specie alloctone sono viste come un importante ‘introito’ ed ecco che allora non sono più una minaccia, ma una risorsa del mercato. Tra di esse una triste menzione la merita la Vongola filippina, assente sino agli anni Settanta e introdotta dall’uomo di proposito, oggi ubiquitaria nelle lagune del Veneto, divenendo vongola verace”.

La Lav incalza: “Il nuovo Commissario dovrà farsi affiancare da esperti per poter svolgere un buon lavoro senza lasciarsi trasportare dai dettami economici del settore, già da anni in crisi a prescindere dalle specie ‘aliene’. Dovrà mirare a convertire le attività di pesca, che da sole impattano sugli ecosistemi e sugli animali marini, commercializzando il ‘pescato’ come se si trattasse di esseri inanimati, negandone completamente il loro essere senzienti e la loro libertà. Dovrà, ci auguriamo, superare la concezione ‘dell’eradicazione’ come unica misura possibile, visto che non ha nessuna utilità se non provocare altri danni e ulteriore sofferenza”.

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Commenti all'articolo

  • frank1

    22 Agosto 2024 - 18:41

    animalisti..portarveli a casa vostra..assieme a qualche orso..lupi e volpi.

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