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“Quelle bombe arrivano con le mareggiate"

Ordigni inesplosi in spiaggia: la spiegazione dell'esperto

“Quelle bombe arrivano con le mareggiate"

I tanti ritrovamenti di bombe inesplose nelle ultime settimane hanno una spiegazione

Per quanto tempo, una guerra, lascia il segno del proprio passaggio sui terreni dei conflitti, nell’immediato nelle persone e poi, a distanza di decenni, nelle campagne, in piccoli paesi e grandi città, attorno ai fiumi e fino alle spiagge. La prima riflessione che segue al quarto ritrovamento a Rosolina Mare di ordigni bellici risalenti alla Seconda Guerra Mondiale è questa e spiega l’insensatezza della guerra.

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Una riflessione che a maggior ragione è possibile fare oggi, nel 2024, a quasi un secolo dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, a più di un secolo dalla Prima e dopo aver visto i disastri causati dalle atomiche sganciate a Hiroshima e Nagasaki, dalle follie in Corea e in Vietnam, e da tutti quei conflitti che, dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, purtroppo, hanno scandito i giorni del genere umano fino ad oggi.

L’ultimo episodio a sostegno di questi amari ragionamenti qualche giorno fa a Rosolina Mare, l’ennesima bomba a mano venuta alla luce, individuata come oggetto curioso con cui giocare da un bambino, recuperata e fatta brillare dagli artificieri nel giro di qualche ora. Ma come mai tanti ritrovamenti proprio a Rosolina Mare? Quattro ordigni nel giro di qualche settimana, in realtà, cosa significano?

Lo abbiamo chiesto a Simone Guidorzi, presidente del Museo della Seconda Guerra Mondiale del fiume Po di Sermide - Felonica, nel mantovano: “Probabilmente si tratta di ordigni portati in spiaggia dalle mareggiate. Durate il periodo bellico, in diverse situazioni, casualmente o indotte da particolari momenti, in mare come nei fiumi e nei canali dei nostri territori, sono finite casse di munizioni o di ordigni come le bombe a mano. Non dobbiamo dimenticare che nel Delta del Po vi era un’attività partigiana abbastanza intensa e non è da escludere che, volontariamente o meno, materiale di quel genere sia finito in acqua, magari durante un rifornimento alle bande partigiane che operavano in zona".

"Poi, per quanto riguarda i ritrovamenti in zone vicine al mare o a corsi d’acqua importanti come può essere il fiume Po, a tanti anni di distanza, sono dovuti a mareggiate o all’intensità di una piena, a correnti e spostamenti d’acqua che hanno favorito il movimento di questi oggetti. Teniamo presente che, anche se conservati in casse di ferro o acciaio, l’erosione, a maggior ragione in mare, può liberare oggetti che per anni sono stati inerti”.

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