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CA’ EMO-FASANA

Parrocchie sempre più sinodali

Una ricognizione della situazione

Parrocchie sempre più sinodali

Il parroco don Lucio Pollini si appresta a salutare l’unità pastorale Ca’ Emo, Fasana e Botti Barbarighe dopo cinque anni di intenso lavoro religioso e pastorale. Una presenza che sicuramente è destinata a lasciare il segno soprattutto nei cuori di tanti fedeli e per questo sarà ricordato a lungo. Ancora non è stata decisa la data del congedo, ma sarà nel mese di settembre. Il suo impegno sacerdotale proseguirà nella comunità cristiana sinodale di Boscochiaro, Villaggio Busonera, San Gaetano, San Pietro e Dolfina, coadiuvato don Mario, mentre nei giorni festivi potrà avvalersi del supporto anche di don Vincenzo Tosello.

L’unità pastorale Ca’ Emo, Fasana e Botti Barbarighe entrerà a far parte della comunità sinodale di Pettorazza Grimani e Pettorazza Papafava e sarà affidata a don Lino Mazzocco e avrà come collaboratore don Mario Bruson. Don Mazzocco avrà sede a Pettorazza Grimani, mentre don Lorenzo Carnovik, già parroco di Ca’ Emo e Fasana, risiederà nella canonica di quest’ultimo paese per trovare il giusto riposo e recuperare in salute. Questo in base alla riorganizzazione pastorale voluta dal vescovo che ha interessato molte parrocchie della diocesi di Chioggia per far fronte alla sempre più marcata carenza di sacerdoti.

Il cambio del parroco è sempre vissuto con forte di partecipazione emotiva da parte dei fedeli, così don Lucio ha offerto, attraverso il bollettino parrocchiale, una breve riflessione sul senso vero e profondo dell’essere Chiesa. In modo particolare sull’essere Chiesa sinodale come da tempo insiste quotidianamente papa Francesco.

“Anch’io ho vissuto il cambio del parroco – ricorda don Lucio - sia da giovane sia da sacerdote e quindi comprendo perfettamente i sentimenti che si provano in momenti come questo. Sentimenti di smarrimento, dispiacere per il distacco, in qualche modo timore per un futuro che, proprio perché tale, è incerto o comunque diverso dal presente e dal passato. Col tempo, però, si riesce a valutare con più serenità un evento e magari a comprenderlo meglio”.

A questo punto il sacerdote focalizza l’attenzione su cinque aspetti: la Chiesa non finisce in parrocchia; la parrocchia non finisce con il parroco; l’obbedienza, questa sconosciuta; la nostra radice è in Gesù; il cambiamento ci rende vivi.

“La Chiesa, dunque, non inizia e non finisce nelle nostre parrocchie, troppo spesso vissute e concepite come realtà a sé stanti. Le parrocchie – sottolinea don Lucio - non sono altro che articolazioni territoriali di una Chiesa che non è solo diocesana, ma universale. In Cristo siamo tutti uniti secondo il principio di sinodalità. Se una comunità ha iniziative e un’altra invece vive un momento di difficoltà, non possiamo pensare di abbandonare la seconda a se stessa. Anzi, vuol dire che ha bisogno di un aiuto capace, anche se questo significa toglierlo da una parte e metterlo dall’altra. Se una madre capisce che uno dei propri figli vive un momento difficile, non vi si dedicherà forse con maggiore attenzione? Questo non significa che voglia meno bene agli altri, ma semplicemente ha capito che uno, in quel particolare momento, ha più bisogno. Siamo tutti membra dello stesso corpo, come dice San Paolo”.

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