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La frenata della mortalità: -20%

Nel primo semestre un quinto di decessi in meno del 2023, due mesi e 18 comuni in controtendenza

La frenata della mortalità: -20%

Un Polesine sempre più vecchio. Questo, però, non solo per il calo delle nascite e il rallentamento dei flussi migratori, ma anche perché si muore di meno. E questo non è certo un male. Anzi.

Guardando agli ultimi dati Istat sulla mortalità in provincia di Rovigo, emerge come da gennaio a giugno di quest’anno si siano spente 1.143 persone. Nello stesso arco di tempo, lo scorso anno i decessi arano stati 1.438, quindi il calo rispetto al 2023 è stato del 20%. Nel primo semestre del 2022, invece, le morti registrate fra i residenti in Polesine erano state 1.702, quindi il raffronto fra quest'anno e due anni fa è di un calo di quasi un terzo, il -32,8%. Va ricordato, però, che ancora si facevano i conti con la pandemia, quindi anche il confronto con il 2021, quando nella prima metà dell'anno si erano contate in provincia ben 1.715 morti, è falsato dall’effetto Covid. Che si è fatto sentire anche nella prima metà del 2020, anche se, in realtà, qui i problemi sono stati successivamente.

Nel primo semestre del 2020 i decessi in Polesine erano stati 1.667. Uscendo dal periodo pandemico, per capire la reale flessione del numero di morti, nonostante ci sia chi imputa ai vaccini un aumento della mortalità, che come si può ben vedere i dati numerici sconfessano in toto, si può guardare alla media del numero di decessi nel quinquennio fra 2015 e 2019. Ecco, considerando solo i primi sei mesi di quel lustro, il numero medio dei decessi in provincia di Rovigo si attesta a 1.587. Quindi, sì, un numero inferiore al triennio segnato dalla pandemia, ma più alto di quello delle scorso anno e nettamente più alto del numero delle morti che hanno punteggiato i primi sei mesi di quest'anno. Nel 2024 il numero di decessi, infatti, è stato il 28% in meno rispetto al periodo 2015-2019.

Va pur detto che si tratta di valori assoluti e, sul dato, influisce anche il fatto che la popolazione stessa sia calata di numero. Tuttavia, la flessione del numero degli abitanti è stata molto minore in proporzione rispetto al calo che hanno fatto registrare i decessi mensili. E va considerato anche che l’invecchiamento tendenziale della popolazione dovrebbe far salire anche il tasso di mortalità. Insomma, relativizzare questi numeri è opera complessa, ma anche nella loro semplicità questi dati sono già di per sé indicativi.

Andando a guardare la mortalità per mese, quello che ha fato registrare più lutti è stato gennaio, con 286 persone che si sono spente, un mese che purtroppo, anche per motivi stagionali, ha storicamente sempre numeri alti. Erano state però meno le morti nel gennaio del 2023, 272. Quello, invece, con un numero minore di decessi è stato lo scorso aprile, con 205, rispetto ai 226 dell'aprile dello scorso anno. Alto, considerando il numero minore di giorni, il numero di morti a febbraio, 247, altro mese che risente del clima invernale e che ha superato il dato del 2023, quando erano stati 235. Marzo e giugno, invece, sono stati quasi equivalenti, rispettivamente con 234 e 236 decessi. Tuttavia se per il primo c'è stata una flessione rispetto alle 255 morti del marzo 2023, per giugno c'è stato un incremento, dal momento che lo scorso anno in quel mese si erano spente solo 191 persone. Per maggio, secondo mese per basso numero di decessi, il numero di quest'anno, 221, è invece molto inferiore a quello del 2023, con 259.

Andando a guardare al dettaglio comunale dei decessi fra gennaio e giugno, i numeri più alti ovviamente ce li hanno i comuni più popolosi. Tuttavia, i due dati non viaggiano sempre di pari passo. In testa c'è, naturalmente, Rovigo con 272, poi Adria con 111, Lendinara con 97, Porto Viro con 92, Badia con 54, Occhiobello con 53 e Porto Tolle con 51. In coda, invece, Bosaro e Calto con 5, Salara con 4 e Canda e Pettorazza con 3. e si va poi a guardare la variazione rispetto al 2023, si può notare come il comune che ha fatto registrare lo scostamento maggiore, in negativo, ovvero con il calo più significativo delle morti nel primo semestre dell'anno, è proprio il capoluogo Rovigo, che passando dai 292 del primo semestre 2023 ai 272 della di quest'anno, ha pianto 20 lutti in meno, poi Porto Tolle, con 11 decessi in meno nella prima metà di quest'anno rispetto allo scorso anno, Villadose con 10, Rosolina con 9, Ariano, Fiesso e Salara con 7 e Occhiobello con 6. E se a Calto, Ceregnano, Lusia, Pettorazza e San Martino il numero di morti è stato esattamente lo stesso, ci sono anche 19 comuni che hanno visto aumentare il numero di decessi rispetto al 2023. A cominciare da Lendinara, con ben 19 morti in più, seguita da Porto Viro con 16, Ficarolo con 11, Villamarzana con 10, Pincara con 9, Canaro con 7, Arquà, Castelguglielmo e Guarda con 6, San Bellino e Stienta con 5.

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