VOCE
politica
24.08.2024 - 08:02
Soltanto i civici rischiano di restare fuori. E a Rovigo il Forum potrebbe rompere con Gaffeo
Neanche il tempo di lasciar placare le acque della politica polesana, dopo la tornata di elezioni comunali, e già il ring torna a farsi incandescente per le prossime elezioni provinciali. Perché manovre di avvicinamento, trattative, tentativi di accordo sono già ripartiti in vista della nuova data del voto per il rinnovo del consiglio provinciale. Elezioni che non scaldano il cuore, dato che si tratta, forse per l’ultima volta, di elezioni di secondo grado. Nelle quali, cioè, a votare sono solo i sindaci e i consiglieri comunali di tutti i Comuni polesani. Questo perché le scorse amministrative hanno rinnovato la maggior parte delle amministrazioni comunali, ben 32 su 50 capoluogo compreso, e quindi chi era in consiglio provinciale e non è stato rieletto nel proprio Comune, o non si è proprio ricandidato, è decaduto.
I consiglieri e i sindaci polesani, vale la pena precisarlo, rappresentano l’elettorato sia attivo che passivo delle elezioni provinciali. Il nuovo consiglio che verrà eletto nelle prossime settimane avrà una durata limitata: una decina di mesi circa poi, se entrerà in vigore le riforma proposta dal governo, le Province torneranno alla formula dell’elezione diretta da parte dei cittadini. Il presidente di palazzo Celio Enrico Ferrarese, invece, resta saldo al proprio posto per un ulteriore anno. Non è previsto, nel 2024, il suo rinnovo.
L’elezione del consiglio provinciale è fissato per domenica 29 settembre con la presentazione delle liste che si chiuderà alle 12 del 9 settembre. E in vista di quest’ultima data, i movimenti dei partiti e delle varie forze in campo sono già ben avviati. L’ipotesi di schieramento che sta prendendo forma in queste ultime ore, accarezzata da buona parte del Partito democratico provinciale e non disdegnata neanche dai referenti dei principali partiti di centrodestra, è quella di un campo più che largo, larghissimo. Tradotto: sono in corso una serie di trattative tra esponenti del Pd e i vertici di Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia per presentare una lista unitaria, fondata su un accordo volto a gestire le principali questioni che la Provincia è chiamata governare nei prossimi mesi.
Se questo disegno andasse in porto, il centrosinistra a questo punto si ritroverebbe, ancora una volta, spaccato. Perché dal quadro appena tratteggiato risulterebbero escluse le forze civiche di centrosinistra che, seppure non siano più alla guida di Adria e di Rovigo, contano ancora circa una trentina di esponenti, tra consiglieri e sindaci, in tutta la provincia. Con Adria e Rovigo che hanno un peso specifico maggiore, essendo i due comuni più popolosi, sull’esito delle provinciali. A ben guardare, dunque, la prospettiva che si staglia all’orizzonte con la composizione di una lista unitaria tra Pd e centrodestra, è che i civici si ritrovino soli ed isolati. A quel punto, per loro, presentare una propria lista, civica pura, potrebbe rivelarsi più difficile del previsto.
Tra l’altro, sembra che all’interno della coalizione civica del capoluogo, formata dalla Civica per Rovigo dell’ex sindaco Edoardo Gaffeo insieme al Forum dei cittadini, che conta numerosi ex esponenti del Pd, stiano prendendo forza delle spinte centrifughe che spingerebbero parte del Forum a riavvicinarsi ai dem. Qualcuno avrebbe anche posto paletti e condizioni per un eventuale rientro e, quindi, il progetto è tutto da definire. Tuttavia, sarebbe già stata individuata la figura adatta per tentare la ricomposizione, ovvero Graziano Azzalin, già consigliere regionale e vicepresidente della Provincia fino allo scorso 15 febbraio, giorno dello scioglimento del precedente del consiglio comunale.
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