VOCE
il giorno del dolore
03.09.2024 - 22:29
Il colpo d’occhio toglie il fiato, le bandiere della Spal sventolano, centinaia, e centinaia, e centinaia di persone in piazza, la chiesa parrocchiale di Santa Maria Maddalena gremita, tantissimi giovani ma anche persone adulte, anziane, idealmente strette l’una all’altra per sopportare un dolore che non ha età e non è circoscrivibile a una categoria, a un genere, ad una fascia di popolazione. Un dolore di comunità, condiviso, che non esclude nessuno.
L’ultimo saluto terreno a Filippo Pregnolato è stato soprattutto questo. Ad accogliere Filippo, con i genitori Evaristo e Antonella Ravagnani, un intero paese e le comunità di riferimento di “Pregno”: le amiche e gli amici, la curva della Spal e una rappresentanza degli ultrà del Perugia, la prima squadra della Spal, dirigenti in testa, La Vittoriosa, i collaboratori dell’azienda Ittica Rosolina, tanti docenti che l’hanno formato alle scuole elementari e alle medie, tutto il mondo associativo occhiobellese, praticamente tutta l’amministrazione comunale di Occhiobello con il sindaco Irene Bononi e il vicesindaco Davide Valentini, oltre al sindaco di Rosolina Michele Grossato.
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I volti sono scavati, gli occhi di tanti guardano lontano, altri sono coperti dagli occhiali da sole, altri ancora sono socchiusi, in chiesa, ben prima dell’inizio della funzione religiosa, assorti in una preghiera che è anche riflessione, pensiero e ricordo personale. C’è tanto rispetto in piazza, all’arrivo del feretro le lacrime si trattengono a stento ma prevale il desiderio di esserci, di testimoniare il proprio personale e unico, legame con Filippo. Storie diverse, ognuno ha la propria da ricordare, storie che messe insieme hanno fatto parte della vita di un ragazzo che se n’è andato troppo presto.
I canti del coro parrocchiale dei giovani di Santa Maria Maddalena sostenuto dal dolce suono delle chitarre ha accompagnato la celebrazione, le esequie, valorizzate dai testi sacri e dalle parole di monsignor Valerio Valentini, parente stretto di Filippo, officiante insieme ai parroci di Santa Maria Maddalena don Nicola e don Alessandro, e al parroco, ora lontano da Santa Maria Maddalena, che però ha seguito Filippo bambino, don Guido Lucchiari, sono state seguite, dentro e fuori la chiesa, con attenzione e partecipazione.
L’ingiustizia di una morte così giovane, difficile da accettare, insieme al mistero della vita e della morte che, imperscrutabile, continua a scandire i nostri giorni al centro della riflessione: “E’ un funerale contro natura - ha affermato il parroco - la morte è sempre un enigma, ma in questo caso si rivela un elemento contro natura perché non dovrebbero mai essere i genitori a caricarsi del doloroso peso di condurre al camposanto un figlio”.
Al termine delle celebrazioni l’intervento di mamma Antonella, da un intervento attribuito a Sant’Agostino: “Quello che eravamo prima l’uno per l’altro lo siamo ancora. Chiamami con il vecchio nome familiare. Parlami nello stesso modo affettuoso che hai sempre usato. Non cambiare tono di voce, non assumere un’aria solenne o triste. Continua a ridere di quello che ci faceva ridere, di quelle piccole cose che tanto ci piacevano quando eravamo insieme. Sorridi, pensa a me e prega per me. Il mio nome sia sempre la parola familiare di prima. Pronuncialo senza la minima traccia d’ombra o di tristezza. La nostra vita conserva tutto il significato che ha sempre avuto. E’ la stessa di prima, c’è una continuità che non si spezza. Cos’è questa morte se non un incidente insignificante? Perché dovrei essere fuori dai tuoi pensieri solo perché sono fuori dalla tua vista? Non sono lontano, sono dall’altra parte, proprio dietro l’angolo. Va tutto bene; nulla è perduto. Un breve istante e tutto sarà come prima. E come rideremo dei problemi della separazione quando ci incontreremo di nuovo”. Brividi.
E poi la riflessione del vicesindaco, Davide Valentini, che ha salutato Filippo, con estrema sobrietà, ricordando il suo impegno a servizio della comunità e la disponibilità nei confronti del mondo del volontariato.
Al termine, all’esterno della parrocchiale, i cori degli ultrà e lo striscione “Il tuo sorriso ci accompagnerà per sempre”. Non è la fine, è un passaggio di testimone.
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