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Scavando nella storia, emerge la meraviglia

Una affascinante ipotesi su un centro nevralgico per il commercio nell'antichità

Villamarzana, 3000 anni fa, un grande centro attivo e propulsore a livello agrario. Tra i reperti più importanti ed eccezionali, il ritrovamento di resti di un vaso in ceramica protogeometrica proveniente dall’Italia meridionale, in particolare dalla Puglia. A dirlo sono le prime ipotesi che il Dipartimento di Beni Culturali dell’Università di Padova sta portando avanti sulla base di indagini archeologiche. I risultati e i prossimi obiettivi sono stati presentati pubblicamente martedì sera nel teatro parrocchiale di Villamarzana.

“Siamo felici – ha detto Daniele Menon, sindaco di Villamarzana – di essere qui per esporre il progetto che l’Università patavina sta portando avanti, spiegando inoltre ciò che è stato fatto finora, per indagare non soltanto il passato di Villamarzana, ma di un territorio molto più vasto”. “A titolo personale, non avendo delega – ha commentato Fausto Merchiori del consiglio amministrativo di Fondazione Cariparo – voglio dire che questa indagine ha un forte valore, anche aggregativo, di realtà territoriali”.

Maria Letizia Pulcini, direttrice del Museo archeologico nazionale di Fratta ha aggiunto: “Da noi ci sono tre vetrine dedicate a Villamarzana, ma il progetto è quello di allargare lo spazio per puntare i riflettori su questo posto, arrivando a un museo del medio Polesine per l’importanza della rete di villaggi formatasi. Questo è lavoro, ma anche passione, perché tutti noi crediamo in questo territorio, a partire dal fatto che è inserito nel progetto Prima Europa della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggi, in particolare nella persona di Paola Salzani”.

“Questo territorio – ha detto il professore Michele Cupitò – è il centro di un sistema per la sua posizione strategica. Sappiamo che nel decimo secolo ci fu un incremento demografico. Accanto a Frattesina, già nota per le attività artigianali, nasce questo centro, probabilmente un organismo politico unitario forse diversificato dal punto di vista funzionale. Sulla base delle indagini archeobotaniche e archeozoologiche fatte sinora, l’ipotesi è che Villamarzana fosse il centro delle derrate alimentari, di attività agricola, essendo stati rinvenuti elementi legati al fuoco, ma senza scarti, appurando poi che in quanto analizzato c’è la presenza di numerosi cereali, dal farro al miglio”.

Il professore David Vincenzutti ha poi continuato: “Gli scavi da me seguiti si collocano in un’area che presentava anomalie magnetiche. Abbiamo notato un podio in sabbia fine in mezzo al quale vi era una depressione, dunque un piccolo canale. L’obiettivo è quello di allargare lo scavo per capire meglio la struttura”.

“Inoltre – ha detto ancora Cupitò – sono stati trovati oggetti in quantità significativa, mai così tanti finora insieme, ovvero rondelle che potrebbero essere state usate come gettoni per conteggio e confermerebbero la presenza di un’area produttiva”. E ancora, ritrovato un animaletto, forse un gioco per bambini, una decorazione di carri da parata, segno della presenza di una élite. “Con gli ultimi lavori – ha concluso – abbiamo visto la presenza, in un altro campo, di strutture abitative ma con diverso orientamento rispetto alle precedenti, oltre ad esserci in questo caso un canale artificiale. Si tratta dunque di due aree vicine, ma diverse? A queste domande cercheremo di rispondere. Grazie a questo lavoro, cercheremo anche di rispondere alla domanda più importante: perché ad un certo punto il sistema è collassato?”.

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