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E' un genio certificato, ma lo bocciano

Ha un quoziente intellettivo superiore a 130. La famiglia fa ricorso e il Tar lo riammette.

Il caso di Filippo: il genio incompreso della scuola italiana

Cosa succede quando un genio viene bocciato a scuola? È la domanda che emerge dal caso di Filippo, un dodicenne vicentino con un quoziente intellettivo superiore a 130, che ha visto la sua carriera scolastica interrompersi bruscamente a causa di una bocciatura per scarso rendimento. La storia di Filippo, nome di fantasia per proteggere la sua identità, solleva questioni cruciali sul sistema educativo italiano e sulla gestione degli studenti plusdotati.

Filippo è uno dei tanti bambini "gifted" o plusdotati, un termine che si riferisce a coloro che possiedono un quoziente intellettivo superiore a 130. Questi bambini, pur essendo dotati di una straordinaria intelligenza, spesso si trovano a dover affrontare sfide uniche nel contesto scolastico. La loro mente veloce e intuitiva può diventare un ostacolo in un sistema educativo che non sempre riesce a stimolarli adeguatamente. Secondo Ermelinda Maulucci, l'avvocata dei genitori di Filippo, "quando sono più intelligenti della norma hanno bisogno di essere stimolati nel modo giusto". La mancanza di stimoli adeguati può portare a una perdita di interesse per le lezioni, come è accaduto a Filippo, che ha finito per "abbandonare la nave" e, di conseguenza, è stato bocciato per scarso rendimento.

Ma qual è la soluzione per evitare che altri bambini plusdotati come Filippo subiscano lo stesso destino? La risposta risiede nel Piano Didattico Personalizzato (PDP), uno strumento previsto dalla direttiva del Ministero dell'Istruzione del 27 dicembre 2012 e ribadito in una nota del 2019. Questo piano è pensato per adattare l'insegnamento alle esigenze specifiche degli studenti con bisogni educativi speciali, inclusi i plusdotati. Lucia Michieletto, direttrice dei centri clinici del "Polo Apprendimento e Trattamento" di Padova, sottolinea che "il 50% dei bambini con alto potenziale cognitivo non crea problemi. L'altro 50% si stufa e si annoia e disturba in classe. Quel 50% va valutato". La valutazione e l'implementazione di un Pdp sono quindi essenziali per garantire che questi studenti possano esprimere appieno il loro potenziale.

Nonostante la direttiva ministeriale, la scuola di Filippo non ha mai attivato un PDP per lui. Di fronte alla bocciatura, i genitori di Filippo, con l'aiuto dell'avvocata Maulucci, hanno deciso di fare ricorso al Tar. "Abbiamo chiesto un provvedimento urgente di sospensiva", spiega l'avvocata, "in questo modo Filippo potrà cominciare la terza con i suoi compagni, poi il provvedimento seguirà il suo corso". Il Tar ha accolto il ricorso, permettendo a Filippo di tornare a scuola. Tuttavia, il caso di Filippo evidenzia una problematica più ampia: la necessità di una maggiore consapevolezza e formazione da parte degli insegnanti riguardo ai bisogni degli studenti plusdotati.

Il caso di Filippo non è isolato. In Italia, tra il 6% e il 9% degli studenti sono considerati plusdotati. Tuttavia, la gestione di questi studenti è spesso lasciata alla lungimiranza dei singoli docenti, che non sempre dispongono delle risorse o della formazione necessaria per affrontare queste sfide. I genitori di Filippo sottolineano che "a scuola nostro figlio si trova bene sia con i compagni che con i docenti. Purtroppo le persone pensano sempre a questi ragazzi come dei 'secchioni' che non incontrano alcuna difficoltà, ma non è affatto così! Hanno le loro peculiarità e punti deboli, emotivamente sono molto sensibili e si possono sentire non a loro agio".

nità di eccellere.

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