VOCE
Papozze
12.09.2024 - 14:30
Il 31 agosto ha segnato la fine di un'epoca a Panarella di Papozze, con la chiusura del Circolo Noi, ultimo baluardo di socialità in un paese che ha vissuto ascesa e declino nel corso del Novecento.
Questo piccolo borgo, un tempo parte della curazia di Bellombra, ottenne il titolo parrocchiale nel 1956 grazie alla donazione del curato don Giuseppe Giani, che offrì la sua abitazione per garantire alla Chiesa di San Luigi i benefici previsti. Nel corso degli anni si sono succeduti diversi parroci, fino a don Antonio Mazzetto, ultimo a servire la comunità nel 2011. Lo stesso anno fu inaugurata anche la scuola materna, costruita grazie al contributo degli industriali polesani su un terreno donato dalla famiglia Caporali, in memoria del figlio, tenente pilota caduto a Tobruk.
La scuola ebbe vita breve a causa del calo demografico e l’edificio fu trasformato in centro di incontri parrocchiali, conferenze, feste e sede del Circolo. Il circolo, gestito da vari volontari nel corso degli anni, era un punto di riferimento per la comunità. L’ultimo a gestirlo è stato Venerino Bardella, insieme alla moglie Mendina, che ha dovuto chiuderlo il 31 agosto, dopo la vendita dell'edificio a privati.
Il Circolo Noi rappresentava l'unico segno di vita nel tranquillo borgo di Panarella. La sua chiusura ha lasciato un vuoto tangibile poiché vi si radunavano non solo gli abitanti del paese ma anche dei dintorni. Il circolo offriva un luogo di aggregazione dove si giocava a carte e a biliardo, o semplicemente ci si ritrovava per chiacchierare. Molti ricordano le feste organizzate, come la famosa "disfida delle sarde in saor", una competizione culinaria che attirava partecipanti da tutta la provincia.
Ora che il Circolo Noi ha chiuso, Venerino Bardella, pur rimanendo senza occupazione, non sembra intenzionato a rimanere con le mani in mano. Bardella ha promesso che presto a Panarella sorgerà un nuovo luogo di aggregazione, anche se per il momento non ha rivelato ulteriori dettagli. Il futuro potrebbe riservare sorprese, e forse, come si suol dire, "se son rose, fioriranno".
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