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veneto
12.09.2024 - 08:05
San Zeno di Montagna e Brenzone, due pittoreschi comuni del Veronese, sono stati recentemente teatro di un dramma che ha scosso profondamente la comunità locale. Sandi, un pastore australiano di quattro anni appartenente all'assessore al Turismo di Brenzone, Lorena Pinamonte, è stata trovata in preda a terribili convulsioni e con bave verdi. Nonostante i soccorsi immediati e la corsa disperata alla clinica veterinaria di Lazise, la cagnetta è deceduta entro 24 ore. Questo tragico evento ha portato alla luce una serie di avvelenamenti che hanno colpito diversi animali nella zona.
Lorena Pinamonte, ancora visibilmente scossa, ha raccontato come Sandi fosse stata portata dai suoceri a Lumini per sfuggire all'afa di Brenzone. La cagnetta, abituata a brevi passeggiate nei dintorni della casa, è stata trovata in condizioni critiche dopo aver ingerito un boccone avvelenato. La scoperta è stata ancora più amara quando, tramite un post su Facebook, Pinamonte ha appreso che altri tre cani e tre gatti erano morti con gli stessi sintomi nella vicina contrada Ca’ Longa. Le analisi condotte dall'Istituto zooprofilattico delle Venezie hanno confermato che gli animali erano stati avvelenati con bocconi contaminati da antigelo, un liquido chiaro che provoca insufficienza renale acuta e morte atroce.
L'avvelenamento di Sandi non è un caso isolato. La comunità ha iniziato a collegare una serie di episodi simili avvenuti nei giorni precedenti. La ragazza che ha denunciato la morte di tre cani e tre gatti sui social ha già sporto denuncia, e le indagini sono in corso. I carabinieri forestali di Assenza di Brenzone, competenti per il territorio dei Lumini, stanno cercando di fare luce su questi avvenimenti. Nel frattempo, il sindaco di San Zeno, Maurizio Castellani, ha promesso di installare cartelli di avvertimento per informare i cittadini del pericolo.
Ma quale potrebbe essere la motivazione dietro tanta crudeltà? Secondo Lorena Pinamonte, le voci di paese suggeriscono che l'intera zona sia circondata da lupi, con almeno due branchi per un totale di dieci-dodici esemplari. Gli allevatori locali, esasperati dai continui attacchi ai loro animali, potrebbero aver disseminato bocconi avvelenati nel tentativo di eliminare i predatori. Tuttavia, questa ipotesi non giustifica in alcun modo la morte di animali domestici innocenti e solleva gravi preoccupazioni etiche e legali.
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