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Il sindaco a Venezia, che succede?

Scatta la procedura di incompatibilità con almeno due passaggi in consiglio, a partire da venerdì

Il sindaco a Venezia, che succede?

Il sindaco? E’ a Venezia. Dopo un lungo inseguimento, oggi è stato il giorno della nomina di Valeria Mantovan come nuovo assessore regionale. Non un passaggio inaspettato, visto che se ne parlava già da mesi, ma l’attesa aveva lasciato ipotizzare che la cosa potesse essere accantonata, anche perché, a più riprese, il sindaco di Porto Viro a più riprese aveva rimarcato che sì, sarebbe stato un onore, ma non avrebbe voluto lasciare anticipatamente la sua città. La decisione, però, non è dipesa solo da lei.

Ora, essendo la carica di assessore regionale incompatibile con quella di sindaco, per Valeria Mantovan il passaggio obbligato della dichiarazione di incompatibilità.

Un percorso diverso rispetto a quello delle semplici dimissioni. Perché, in quel caso, il Comune viene commissariato e decadono anche Giunta e consiglio comunale. Una prospettiva, però, che si vuole evitare e che è prevista, appunto, nel caso di incompatibilità. Una procedura utilizzata anche quando Cristiano Corazzari fu nominato per la prima volta assessore regionale. In quel momento, infatti, era sindaco di Stienta e, dopo la dichiarazione di incompatibilità, l’allora vicesindaco Enrico Ferrarese rimase come reggente fino alle elezioni che poi lo hanno confermato come primo cittadino del Comune rivierasco. A Porto Viro il vicesindaco è Thomas Giacon e, al termine della procedura, dovrebbe essere lui a ricoprire il ruolo di facente funzione.

Ma come viene dichiarata l’incompatibilità? La procedura non è semplice e, soprattutto, i tempi non sono immediati. Perché per prima cosa va sollevata la questione di incompatibilità, cosa che dovrebbe accadere già nel consiglio comunale in programma per venerdì, il cui ordine del giorno, a occhio, dovrebbe essere presto integrato con questo ulteriore punto. Dopo la dichiarazione di incompatibilità, come si legge nell’articolo 69 del Testo unico degli enti locali, il sindaco ha dieci giorni di tempo per formulare una propria risposta. Che, nel caso di specie, sarà l’ammissione di un’incompatibilità sopravvenuta. A questo punto, entro altri dieci giorni il consiglio comunale delibera definitivamente, invitando il sindaco ad esprimere l’opzione per la carica che intende conservare. Nel caso il sindaco non lo faccia entro 10 giorni il consiglio lo dichiara decaduto. Non si tratta, quindi, di un passaggio immediato, ma di una procedura che richiede dei tempi tecnici. Nel frattempo, però, il sindaco resta in carica.

Dopo la decadenza, il vicesindaco diventa primo cittadino facente funzioni, con il Comune che andrà quindi al voto in una data che, si legge ancora nel Testo unico sugli enti locali, “deve coincidere con il primo turno elettorale utile previsto dalla legge”. Turno ancora non previsto ma cher, presumibilmente, sarà la prossima primavera. Fino ad allora, dunque, le redini del Comune saranno nelle mani del vicesindaco Thomas Giacon, già eletto primo cittadino nel maggio 2014, poi caduto per lo “sgambetto” del Pd alleatosi poi con Maura Veronese che aveva poi vinto la disfida nel 2017, con Giacon finito all’opposizione e poi alleatosi con la Mantovan dando il proprio contributo alla vittoria contro la Veronese.

Ora, seppur per pochi mesi, tocca di nuovo a lui indossare la fascia tricolore, seppur “pro tempore”.

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