VOCE
Agricoltura
17.09.2024 - 06:00
La campagna di raccolta di frutta, verdura, dei cereali, oltre che la vendemmia (in queste settimane la fase clou) consegnano un quadro a dir poco critico per il settore agroalimentare polesano. Rispetto alle rilevazioni dello stesso periodo dello scorso anno, i prezzi agricoli - ovvero ciò che viene riconosciuto all’agricoltore al momento del conferimento del prodotto - sono calati, in media, del 10%.
“Ad agosto l’inflazione su base annua è salita dell’1,1%, generando un generale aumento dei prezzi - commenta Cia Rovigo - Paradossalmente, ai produttori resta in tasca sempre meno. In pratica, una legge del mercato al contrario. Questo trend che pare senza fine rischia di mandare a gambe all’aria l’intero comparto, con effetti nefasti pure per i consumatori finali”.
Il caso più eclatante è quello dei cetrioli, che all’agricoltore vengono pagati appena 0,45 euro al kg, -36,9% rispetto al 2023. Giù il prezzo dei meloni: 0,77 euro al kg (-27,3%) e delle zucchine, 0,62 euro al kg, -29,9%. Per quanto riguarda i cereali, il mais, la principale coltivazione del Polesine, con oltre 32.000 ettari vocati, oggi viene pagato 22,9 euro al quintale (-10,2%), l’insilato di mais 4,5 euro al quintale, - 10%. Il frumento tenero, che si estende su una superficie di 23.000 ettari, vale 20,9 euro al quintale (-9,5%), mentre quello duro 25 euro al quintale (-25%). La soia, 26.000 ettari totali, è valutata 40 euro al quintale (-10%).
“I numeri sono molto chiari - precisa il presidente di Cia Rovigo, Erri Faccini - Gli agricoltori sono tenuti a far fronte ad un generalizzato aumento dei costi produzione che non viene controbilanciato da un adeguato guadagno”. Il problema, spiega, sta alla base: “La richiesta dei consumatori è in netta diminuzione, a motivo appunto di un’inflazione galoppante, e i prezzi agricoli ne risentono a cascata”. Non scendono, però, i prezzi dei prodotti che si trovano sugli scaffali dei supermercati. Al contrario, lungo la filiera si verificano dei rincari difficili da intercettare.
“L’anello debole della catena è il singolo agricoltore - aggiunge Faccini - In questo contesto diventa difficile portare avanti un’azienda in maniera economicamente sostenibile”. Ancora una volta, conclude, “alle Istituzioni chiediamo un sostegno concreto al fine di far riconoscere un equo valore ai nostri prodotti, supergarantiti, sani e d’eccellenza”.
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