VOCE
l'allarme
19.09.2024 - 09:00
Azoxystrobin, metolachlor, metazaclor, boscalid, Ampa. Nomi sconosciuti a chi non lavori in agricoltura, pesticidi, funghicidi e diserbanti, ma che scorrono a fiumi nei nostri fiumi e canali. Senza contare la presenza dei Pfas che ammorbano il Po. Proprio il grande fiume si conferma ancora “malato” tanto che in tre dei suoi tratti Arpav parla di “non conformità alla potabilizzazione”. Che, invece, viene riscontrata nell'Adige, il cui stato di salute viene classificato come “ottimo”, con un miglioramento nel tempo.
Ovviamente, i processi di trattamento effettuati dalle centrali di potabilizzazione di Acquevenete, attraverso sedimentazione, chiariflocculazione, filtrazione su sabbia e su carbone attivo, nonché disinfezione, rendono l'acqua di rubinetto più che conforme agli standard e sicura per essere bevuta. Ma il dato è comunque significativo. La bocciatura del Po e la promozione dell'Adige sembra quasi un paradosso dopo che la campagna di accertamento del livello di inquinamento da batteri fecali, che è stata portata avanti anche da Legambiente nel corso dell'estate, ha invece promosso il Po e bocciato l'Adige per quanto riguarda la presenza di Escherichia coli, che indica un inquinamento fecale.
Con il rapporto “Stato delle acque superficiali del Veneto” appena pubblicato da Arpav si guardano tutti i parametri, a cominciare da quelli degli inquinanti chimici.
In generale, si sottolinea, “si conferma una generale buona qualità per i corsi d’acqua in ambito alpino e prealpino ove emergono casi di stato qualitativo elevato. Le criticità ambientali riscontrate nei monitoraggi rispetto ai valori di riferimento di legge, riguardano parte dei fiumi di pianura in ragione della presenza di nutrienti, fitosanitari e Pfos, correlati all’antropizzazione del territorio, anche al di fuori dei confini regionali. Nell’ambito del monitoraggio chimico si evidenzia l’intensa attività di Arpav nella ricerca dei Pfas, iniziata oltre 10 anni fa e che è stata progressivamente affinata nel tempo sia nell’analisi del territorio che nella capacità analitica. Si conferma, infine, la buona qualità dei laghi. Nel 2023 la valutazione degli inquinanti specifici a sostegno dello stato ecologico ha interessato 384 punti di monitoraggio, il 72 % dei quali presenta un giudizio elevato o buono, mentre 109 siti e 102 corpi idrici sono risultati in stato sufficiente in quanto presentano concentrazioni medie annue non conformi agli standard di qualità (Sqa) per cromo (63 casi), Pfoa (9 casi) e fitofarmaci (154 casi)”.
Per quanto riguarda l’indice “Limeco”, che riflette il grado di antropizzazione del territorio, “in generale – rileva Arpav - i bacini idrografici con un livello trofico maggiormente compromesso (con più del 50% delle stazioni in stato Sufficiente, Scarso e Cattivo) sono i bacini idrografici di pianura (bacino scolante nella Laguna di Venezia, Bacchiglione, Fissero-Tartaro-Canalbianco e Fratta Gorzone) e le Province di Padova, Venezia, Verona e Rovigo”.
Male anche per quanto riguarda la “conformità agli standard di qualità ambientale di inquinanti specifici a sostegno dello stato ecologico, non compresi tra le sostanze prioritarie considerate per la valutazione dello stato chimico”. Perché, spiega Arpav, “le Province maggiormente interessate dai superamenti dello standard di qualità medio annuo degli inquinanti specifici a sostegno dello stato ecologico, con più stazioni in stato Sufficiente, sono: Rovigo (47 superamenti dello Sqa di fitofarmaci), Verona (31 superamenti dello Sqa di fitofarmaci, 1 di cromo e 2 di Pfoa), Venezia (26 superamenti dello Sqa di fitofarmaci), Padova (23 superamenti dello Sqa di fitofarmaci e 2 superamenti di cromo”.
Andando nel dettaglio, per l’Adige, l’indice Limeco ottiene il massimo dei voti, “elevato”, a Badia, a Boara, a Portesine di Rosolina e a Cavarzere, mentre ad Anguillara, quindi di fronte a San Martino, è “buono”. Nel complesso, fra le sostanze, anche qualche valore di Pfos e Nichel, ma nulla di preoccupante.
Comunque “buono” anche l’indice Limeco per i rami finali del Po, il Po di Maistra, il Po di Goro, il Po di Tolle, Po di Gnocca e anche il Po di Venezia, mentre è “sufficiente” a Villanova Marchesana e Castelmassa, con lo Scolo Veneto, a Taglio di Po, invece, “scarso”.
Ma è sul fronte degli inquinanti chimici che ci sono le notizie meno rassicuranti: proprio negli stessi rami finali, a taglio di Po, Ariano e Porto Tolle, nonché a Castelmassa, è oltre il valore massimo per gli standard di qualità l’azoxystrobin, sostanza funghicida, nello Scolo Veneto il metolachlor, diserbante per il mais, per il quale da pochi mesi è stato vietato l’utilizzo per la sua pericolosità, oltre al “solito” Ampa, l’acido aminometilfosfonico, prodotto di degradazione dell'erbicida glifosato, oltre i limiti a Castelmassa, Villanova Marchesana e a Corbola. E sopra i limiti, in tutti i punti sono i Pfas, anci il Pfos lineare, “con ogni probabilità, di origine esterna alla Regione del Veneto”, nota Arpav anche se si sa bene che vengono dallo stabilimento chimico ex Solvay di Spinetta Marengo.
C’è poi il Fissero-Tartaro-Canalbianco e la rete di canali. E anche qui, non va certo bene. “Scarso” proprio il canale idroviario e la Fossa Maestra, entrambi a Giacciano con Baruchella, il Canalbianco ad Adria, il Ceresolo a Grompo e lo Scolo Poazzo a Polesella. In questo bacino sembra quasi un bollettino di guerra: il Canalbianco a Loreo sfora per azoxystrobin, metolachlor, pesticidi totali, ad Adria anche per il funghicida difenoconazolo e l'erbicida dicamba; il Cavo Maestro a Salara oltre il limiti per azoxystrobin, metolachlor, pesticidi totali e anche l’altro funghicida tebuconazolo; il Fissero-Tartaro-Canalbianco, fra Bosaro e Giacciano con Baruchella sfora quasi per azoxystrobin, metolachlor, difenoconazolo, dicamba, la Fossa Maestra sempre a Giacciano con Baruchella è “rossa” per metolachlor, difenoconazolo, dicamba, azoxystrobin e pesticidi totali; nel Collettore padano sfora il metolachlor sia a Bosaro che ad Adria, così come nel Ramostorto a Rovigo, nello Scolo Fossetta ad Adria e Villadose, nel Poazzo a Polesella e nel Po di Levante a Porto Viro, dove ricompare anche l'Ampa; nel Ceresolo a Villadose ancora sopra i limiti metazaclor, Ampa e boscalid, oltre alla somma di tutti i pesticidi; nel Nuoco Adigetto ad Adria, metolachlor, dicamba, Ampa, pesticidi totali. Poi c’è il diuron, altro erbicida, sempre oltre i limiti nel Canalbianco, nel Fissero-Tartaro-Canalbianco e nella Fossa Maestra. Infine, per non farsi mancare nulla, anche i Pfas, nel Poazzo e nel Cavo Maestro a Salara.
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