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Muli e Alpini, sempre in prima linea

Il generale Palladini ripercorre tappe storia delle Penne nere e delle truppe someggiate

Muli e Alpini, sempre in prima linea

L’epopea del mulo e degli Alpini. Nell’ambito delle celebrazioni per il centenario del gruppo Alpini di Rovigo, venerdì nella sala degli Arazzi di palazzo Roncale, il generale Fabio Palladini ha presentato il suo libro “Il mulo. L’ibrido alpino”, in dialogo con il direttore de La Voce di Rovigo Alberto Garbellini, introdotti dal capogruppo della sezione rodigina Fabio Pilotto. “Un corpo che è riduttivo definire solo militare - ha infatti detto Garbellini - che è entrato nel cuore degli italiani, perché è sempre in prima linea nelle emergenze (dal disastro del Vajont, al terremoto del Friuli)”.

L’originale volume, dopo una trattazione tecnica relativa all’addestramento e governo del mulo, ripercorre la storia del corpo delle penne nere, col quale l’animale ha avuto un legame per oltre 120 anni: dal 15 ottobre 1872 al 7 settembre 1993, quando avvenne l’asta degli ultimi muli in forza alle truppe Alpine.

“La storia del mulo ha fatto parte del corpo Alpino come una vera e propria parte della truppa - ha commentato il generale Palladini - Ibridi alpini sono appunto i muli, impiegati a partire dal Regio esercito, attraverso le due guerre mondiali, quindi nelle forze armate repubblicane, con tanto di ‘stellette’, addetti al trasporto di mezzi militari e vettovagliamento”. Palladini ha raccontato l’esperienza durante il comando di una batteria alpina a Belluno dal 1982 al 1991, offrendo interessanti spunti tecnici: dalla cura del mulo (strigliata, abbeveramento, fino alla ferratura) alle difficoltà del trasporto someggiato (venivano caricati con un apposito basto fino a 120-130 kg), senza trascurare i tanti problemi tra la gestione impegnativa dell’animale così prezioso e gli spostamenti nell’impervio territorio alpino. Un omaggio, dunque, al silenzioso e essenziale contributo di quegli animali. E attraverso la descrizione della simbiosi tra l’animale e l’uomo, emerge anche “il prezioso ruolo di questo corpo dell’esercito italiano”, più volte sottolineato da Garbellini, “non solo negli scenari di guerra, ma anche e soprattutto in tempo di pace nella gestione dei soccorsi durante disastri naturali e, di recente, nella cura del territorio”. “Un corpo votato allo spirito di sacrificio”, ha chiosato, infine, il presidente dell’Accademia dei Concordi Pierluigi Bagatin.

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