VOCE
Le opinioni
25.09.2024 - 07:03
Mentre si procedeva al riassesto idrogeologico, alla riparazione dei danni subiti, gli abitanti emiliano-romagnoli hanno rivisto passare davanti le stesse scene di quella notte tra il 16 e il 17 maggio 2023: di nuovo, a distanza di un anno, le stesse, strazianti, immagini: l’Emilia Romagna torna ancora sott’acqua e, questa volta, il fango non trascina solo i detriti ma anche tanta rabbia, rancori e richieste di spiegazioni.
Osservando la situazione, data anche la memoria collettiva, non si può non avere un pensiero anche verso il nostro Polesine, piccola “Mesopotamia d’Italia”, tra Adige e Po, una striscia di terra che ha sempre fatto i conti con alluvioni e inondazioni. Dalle rotte nei primi secoli, passando per quelle di Ficarolo del 1152, fino alla disastrosa rotta del Po del 1951, il Polesine è un territorio che si è formato, che è cambiato con l’acqua.
Uno scenario, dunque, di rischio idrogeologico presente ma monitorato che, dati i recenti episodi emiliani, interroga anche i rodigini. Tra questi, chi si sente al sicuro e chi, invece, non è tranquillo, emerge comunque l’attenzione e il monito a un’attenzione costante, dalle acque delle campagne fino al centro città.
“Conoscendo il territorio di Rovigo, è abbastanza in sicurezza - spiega Camillo - dopo gli anni ‘80 e i lavori di rafforzamento delle arginature del Po, l’attenzione attenta dei nostri consorzi, siamo in sicurezza”. Poi aggiunge: “In riferimento alle recenti alluvioni, nessun territorio che fa 100 ml di acqua in poche ore, può dirsi sicuro. Certamente ci sono delle predisposizioni in Emilia, con 350 millimetri di pioggia anche il Polesine non potrebbe resistere. Bisogna tenere alta l’attenzione anche al centro urbano, specie tombini e caditoie”.
Per Angelo: “Finora non è successo niente ma spero che si colmino le lacune se sono presenti problemi idrici”.
Secondo Fiorella, invece, “vedendo ciò che è successo in Emilia-Romagna, non mi sento proprio sicura. Servono senz’altro i giusti controlli e lo stare in allerta, un’attenzione presente data anche la nostra recente storia”.
Sempre ricordando nella memoria il tragico 14 novembre 1951, Sergio commenta: “Al momento non sono successi episodi del genere, certo che però non è una sicurezza che si gode bene perché comunque siamo stati abituati, fin dal ’51, ad avere a che fare con questi episodi”. Sicurezza e attenzione sono le parole chiave anche per lui, conclude: “Penso che ci sia bisogno di mettere mano a qualche piccolo o grande intervento. La sicurezza è importante”.
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