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palazzo roverella

L’Italia nell'obiettivo di Cartier-Bresson

Presentata la mostra dedicata al grande fotografo: da domani le visite. Il sindaco: “Un'occasione per il nostro territorio”.

 Palazzo Roverella ha riaperto i battenti svelando la nuova mostra dedicata agli scatti - 160, fra celebri ed inediti - di Henri Cartier-Bresson, punta di diamante della fotografia del Novecento.

Continua, quindi, la scelta di dedicare la rassegna autunnale del Roverella ad approfondire aspetti ed evoluzione di una delle più recenti arti dell’immagine, attraverso i suoi esponenti più rappresentativi, con l’ulteriore pregio di regalare sempre nuove prospettive. Da domani, sabato 28 settembre, e fino al 26 gennaio, sarà infatti visitabile la mostra “Henri Cartier-Bresson e l’Italia”, la prima in assoluto sul rapporto quarantennale del celebre fotografo francese con l' Italia, promossa dalla fondazione Cariparo insieme al Comune di Rovigo e all’Accademia dei Concordi, con il sostegno di Intesa Sanpaolo ed in collaborazione con la Fondation Henri Cartier-Bresson di Parigi e la fondazione Camera-Centro Italiano per la Fotografia di Torino, i cui rispettivi direttori, Clément Chéroux e Walter Guadagnini, hanno curato il progetto.

Oggi la grande giornata dell’inaugurazione: dopo la matinée della vernice stampa, come di tradizione, nella sala degli Arazzi di Palazzo Roncale, a cui segue nel pomeriggio l’incontro istituzionale, con autorità e ospiti, al Salone del grano della Camera di Commercio con il successivo taglio del nastro all’ingresso del Roverella.

Un inizio secondo i crismi, dunque, per una mostra che si avvia a subissare le precedenti del Roverella, secondo gli obiettivi della Fondazione e dei suoi partner, a detta del presidente Gilberto Muraro e di Michele Coppola, responsabile cultura di Intesa Sanpaolo e direttore generale delle Gallerie d’Italia. “Una nuova importante occasione offerta alla nostra città - ha commentato il sindaco di Rovigo Valeria Cittadin - che le dà lustro facendola conoscere oltre i confini del Polesine con attività di elevato interesse culturale e a beneficio anche dell’indotto commerciale”.

Una mostra che si connota, fin da subito, per due interessanti prospettive di lettura, che rappresentano “un duplice percorso: quello individuale, poetico e professionale in oltre trent’anni di attività, e quello corale, sociale e paesaggistico, dei territori immortalati nel nostro Paese”, ha spiegato Guadagnini, cui si deve l’idea in primis di colmare il gap del rapporto del fotografo con l’Italia, che amò e visitò molto, da nord a sud a più riprese. “Cartier-Bresson - ha detto Chéroux - amava, in particolare, l’effervescente presenza nelle strade, soprattutto del Sud, per cogliere quei momenti propizi, l’istante decisivo; ma, mentre sono usciti più libri suoi viaggi in India, Messico, Stati Uniti, Spagna, non è stato mai pubblicato il suo rapporto con l’Italia, nonostante diversi articoli con le sue fotografie su importanti riviste internazionali, tra cui Life”.

La mostra offre dunque, seguendo un lineare percorso cronologico, un documentato spaccato storico di un’Italia che stava vivendo grandi cambiamenti tra 1932 al 1973, da un’economia povera e rurale al boom economico e le conseguenti proteste sociali, con il pregio della verità colta dall’”occhio del secolo”- così fu chiamato il noto fotografo - attraverso l’arte sapiente dell’obiettivo fotografico.

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