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06.10.2024 - 17:45
Canzoni che sfidano il tempo: spettatori in estasi e un vero, splendido, diluvio di emozioni
"Questa è musica": parola di Mogol. Sicuramente uno che se n’intende. Musica non solo con la “M” maiuscola, ma tutto al maiuscolo.
Musica che ha segnato 60 anni della storia artistica, sociale e culturale italiana e che ora è patrimonio universale. Musica che l’altra sera ha fatto tremare le gallerie del teatro Comunale in un diluvio di emozioni come non si vedeva e si viveva da tempo.
Protagonista assoluto lui, Giulio Rapetti, in arte Mogol, un “giovanotto” di 88 anni. Va e viene sul palco. Ogni tanto, comprensibilmente, si siede. Parla, racconta, canta, un po’ dirige e in tutto questo sa trasmettere una carica di giovanile entusiasmo e di amore per la vita che ben pochi sanno fare con la stessa sensibilità e credibilità. Non è un attore che recita la parte, è un uomo che recita se stesso.
Toccando anche le corde della propria intimità, nel ricordare, per esempio, come è nata “Anche per te” dedicata alla moglie, 30 anni più giovane di lui pensando “che morirò prima di lei, così una notte, in pigiama, affacciatomi alla finestra, guardando il buio del cielo e mirando le stelle, ho pensato che continuerò ad amarla da lassù”. Ed è nato quel ritornello che ogni fa venire i brividi ogni volta che si riascolta: “Anche per te vorrei morire ed io morir non so/ anche per te darei qualcosa che non ho”.
Sul palco Mogol sa ancora emozionarsi ed emozionare raccontando la propria storia, artistica e personale, raccontando come sono nate quelle canzoni che hanno toccato e continuano a toccare il cuore di intere generazioni. Canzoni con una carica emotiva, umana e spirituale destinate a essere senza tempo. Canzoni che hanno fatto riportare indietro le lancette del tempo di qualche decennio per gran parte del pubblico dell’altra sera. Spettatori che non sono andati a seguire un concerto, ma che sono entrati nel concerto dimostrando che quelle canzoni sono veramente entrate nei loro cuori e sono parte della loro vita. E così tutto il teatro a cantare, in alcuni momenti ad agitare le torce dei telefonini in un’atmosfera a dir poco suggestiva e standing ovation a ripetizione.
Un peccato aver visto qualche posto vuoto in platea e in galleria, ma gli assenti avranno solo da rammaricarsi per quello che hanno perso.
Insieme a Mogol una straordinaria band che porta il suo nome, la perla del Cet quel Centro europeo toscolano, nel cuore dell’Umbria, una vera e propria fucina di talenti e opere d’arte nel campo musicale. Ed ecco Sandro Rosati al basso, Massimo Satta chitarra, Giulio Proietti batteria, quindi il leader Gioni Barbera voce e piano che magistralmente ha saputo coinvolgere il pubblico. Un gruppo di artisti di livello internazionale ai quali si aggiunge la speaker Roberta Girotto.
Sul palco, nel finale, anche un’invasione di campo della Nazionale cantanti, “le nuove leve” le ha definite il ct Sandro Giacobbe, insieme al dt Gianluca Pacchini, e tutti insieme a cantare “Si può dare di più” che, tanto per cambiare, ha sbancato Sanremo nel 1987 con trio Morandi, Tozzi e Ruggeri.
Nazionale cantanti protagonista nei campi di calcio e quella che è stata ribattezzata “utopia Mogol” ha fruttato in circa 40 anni oltre 100 milioni di euro andati in solidarietà. Ma non solo partite a pallone. Quella Nazionale si è resa protagonista di altre iniziative di umanità, anche in contesti a rischio, come testimoniato dal video trasmesso l’altra sera in cui Mogol e compagnia cantante sono andati in Iraq a portare soccorso ai bambini tra le macerie della guerra.
E’ arrivato il saluto del sindaco Massimo Barbujani, anche lui emozionato come raramente capita di vedere, che ha omaggiato l’artista con una pubblicazione con immagini sublimi del Delta del Po, ricordando che il ricavato dell’evento è destinato alla comunità terapeutica di Corte Guazzo. E questa è stata l’occasione, per Mogol, per ricordare che “fare del bene agli altri è la gioia più grande”. Ed è quello che ha riportato nel proprio libro, uscito di recente, “La Rinascita - La salute è il risultato di una cultura assimilata e applicata con rigore”, un progetto educativo portato avanti con il Ministero della salute, dove indica diversi modi, semplicissimi, per stare meglio: una canzone, trascorrere qualche ora con amici, fare due passi aiutano al benessere fisico e mentale più delle medicine.
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