VOCE
rovigo
07.10.2024 - 21:00
Il Comune di Rovigo ci sarà. Affiancherà l’accusa, come parte civile costituita, nel processo contro l’imprenditore che, in pieno periodo Covid, avrebbe trasceso, nei toni, in un video sul proprio profilo Facebook, sino ad arrivare ad offendere la polizia locale di Rovigo. Tanto da configurare, perlomeno secondo la lettura dell’accusa, il reato di diffamazione. Con l’aggravante, secondo questa impostazione, di essere stata commessa a mezzo stampa, mezzo di comunicazione al quale viene equiparato, giuridicamente, Facebook.
Il giudice ha infatti rigettato l’eccezione della difesa, che eccepiva la mancanza di titolo, da parte del comandante della polizia locale, per presentare la querela che ha innescato il processo; non accolta, allo stesso modo, la richiesta di non luogo a procedere, secondo la difesa doveroso, dal momento che le presunte offese non sarebbero comunque stata dirette contro persone identificabili, ma genericamente contro la “polizia locale”. Prima udienza dibattimentale, quindi, il prossimo novembre.
I fatti risalgono all’aprile del 2020. Piena epoca Covid, quindi. In particolare, la metà del mese, quando si cominciavano ad allentare le restrizioni, a volte anche in maniera abbastanza confusa - come era inevitabile, del resto, in una emergenza epocale - spesso creando situazioni non facili da gestire e da interpretare da parte delle forze dell’ordine.
Come, appunto, il tema del “gelato da asporto”. Che, in quei giorni, si poteva prendere, ma solo per consumarlo poi a casa, senza assolutamente creare assembramenti all’esterno del locale.
Come, invece, sarebbe accaduto quel 15 aprile a Rovigo, quando la polizia locale intervenne all’esterno di una gelateria rodigina. Ne nacque un confronto molto acceso con il titolare, che venne, al termine dell’intervento, sanzionato. Una volta appresa la notizia, l’imprenditore poi finito a processo, in un video sul proprio profilo Facebook, avrebbe commentato i fatti calcando troppo la mano nei confronti della polizia locale. Da qui la querela.
Inizialmente, il pubblico ministero aveva domandato l’archiviazione del procedimento, ma il giudice per le indagini preliminari è stato di parere differente; come, del resto, il giudice dell’udienza predibattimentale. Si aprono, quindi, le porte del processo vero e proprio.
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