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i dati
08.10.2024 - 21:00
Calano le nascite e la popolazione in età scolare, crescono gli emigrati, aumentano i pensionati, salgono le assunzioni a tempo determinato ma rimangono le disparità di genere sui salari.
Ma, soprattutto le pensioni medie polesane, degli uomini, sono più basse di quelle nazionali, oltre che di quelle regionali, che sono ben più alte, mentre alle donne sembra andare meglio anche se in realtà non va affatto bene. In media, sommando tutte le forme pensionistiche, una polesana ha percepito 1.417 euro mensili e un polesano 2.032, mentre a livello nazionale il valore è di 1.412 e 2.154, mentre una veneta “media”, 1.345 e un veneto 2.176.
In rapida discesa, però, anche la disoccupazione nella fascia di età 15-74 anni: un segnale positivo di ripresa dagli ultimi anni e che porta ancora margini di miglioramento. Il tasso provinciale nel 2022 era dell’8,4%, il doppio di quella regionale, al 4,2%, e anche sopra al dato nazionale, 8,1%. L’anno scorso, invece, si è osservata una discesa al 7,9% che resta sì più alta della media regionale, invariata al 4,2%, ma leggermente più vicino al livello nazionale, sceso al 7,7%.
E’ un bilancio altalenante quello che emerge dal rendiconto sociale provinciale 2023 che, nella mattinata di martedì 8 ottobre alla sede Inps Rovigo, è stato presentato congiuntamente ai rappresentanti degli enti, istituzioni e sindacati del territorio, da parte del Comitato provinciale e della Direzione Inps rodigina. A fronte di un trend che riconferma un andamento regionale e nazionale non roseo dal punto di vista demografico, la provincia di Rovigo, però, guadagna in termini di occupazione lavorativa sia per i residenti italiani che per quelli stranieri.
Sul piano dell’andamento socio-demografico dei dati Istat, si evidenzia un numero tendenzialmente stabile di decessi ai quali fa da coda una progressiva diminuzione delle nascite. Un problema presente da anni che sembra non accennare a cambiare: non cessa a retrocedere la curva in discesa della popolazione giovanile, in tutto il territorio provinciale, infatti, la popolazione tra i 0 e i 14 anni è pari al 10,2%, meno rispetto al 12,1 della Regione. Quella pensionabile, dai 65 in su, corrisponde al 28%, quattro punti in più rispetto al 24,5 regionale e al 24,3 nazionale.
Anche se l’aspettativa di vita alla nascita presenta un andamento positivo lungo l’arco tempora preso in considerazione, la provincia fa i conti con un aumento tendenzialmente crescente di emigrati. Al 2022, seppur in maniera minore rispetto al livello regionale e nazionale, emerge che la fascia 18-39 è quella che registra più uscite dal territorio polesano. “Fuga di cervelli” alla quale fa da controparte il numero di immigrati: l’incidenza è in linea con i dati riscontarti dalla Regione ma superiore rispetto ai dati nazionali; nel Polesine la fascia dai 18 ai 39 è quella più alta, 291 sono le entrate femminili e 340 quelle maschili.
Spostandosi sul piano del mercato lavorativo, nel 2023, la segreteria del Civ, direzione Generale statistico attuariale, ha registrato in provincia un saldo netto occupazionale positivo per via di un numero maggiore rispetto agli anni scorsi di assunzioni invece che cessazioni di contratti di lavoro.
Per la popolazione italiana viene constatata una riduzione delle assunzioni sia a tempo indeterminato che determinato: le cessazioni di lavoro registrate nel 2022 sono rispettivamente 6.104 (per l’indeterminato), 6.202 (per il determinato). Per gli stranieri, stesso andamento: 1.611 assunzioni a lungo termine, 3.908 per il breve.
Per quanto riguarda le retribuzioni medie settimanali per genere e posizione prevalente in Provincia di Rovigo, al 2022 emerge una disparità di genere: nel settore privato la media provinciale femminile è 454,8 a fronte di una di 573,2 maschile. Nel totale, la media corrisponde al 520,3 a fronte di una regionale del 589,69. Nel settore pubblico: il reddito medio totale femminile è del 107,4 mentre, quello maschile, è del 134,4; lo stesso andamento viene sottolineato anche a livello italiano.
Se, nonostante questi dati, calano le assunzioni a lungo termine, emerge comunque una buona percentuale di occupati, specie nella fascia d’età che va dai 15 agli 89 anni. Nel 2023 sono stati stimati 54mila lavoratori e 42mila lavoratrici. In tutto, 96mila occupati. Dalle rilevazioni Istat tramesse da Inps, per il range dai 15 ai 64 anni, nel confronto tra 2022 e 2023, è evidente una crescita, un miglioramento della situazione: il tasso di occupazione nel ‘22 era al 64,1%, mentre, nel ’23 è arrivato al 66,7%. Una netta ripresa che va a braccetto con il dato regionale, dal 67,8 al 70,4, e stacca rispetto alla timida crescita nazionale (che registra un aumento di +1,6, dal 60,1 al 61,5.
In rapida discesa è la disoccupazione nella fascia 15-74 anni: un segnale positivo di ripresa dagli ultimi anni e che porta ancora margini di miglioramento. Nel 2023 i disoccupati erano 9mila, mentre gli inattivi 98mila, con un tasso del 30,3% rispetto al 29,2 regionale e al 33,5 nazionale.
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