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CINEMA

Se dire "guerra" ti porta in galera

Ha debuttato al Cinema Duomo con "Of caravan and the dogs" la rassegna Mondovisioni

Se dire "guerra" ti porta in galera

Le riunioni di redazione sono precedute dalla relazione dell’avvocato alla Novaya Gazeta, già un anno prima dell’inizio del conflitto in Ucraina, ma nell’arco di un anno le restrizioni diventano sempre maggiori. Il legale spiega cosa possono e non possono scrivere: è vietata la parola “Guerra”, si può usare la parola “operazione speciale”, è vietata la parola “bombardamento”, non si può scrivere o dire “distruzione”. Nella redazione c’è un premio Nobel, Dmitry Muratov, fondatore e direttore del giornale in cui lavorava la giornalista Anna Politkovskaya, sono sempre più allibiti, ma decisi a continuare, i lettori aumentano.

Dopo l’inizio dell’attacco in Ucraina raccontare per i media “fuori dal coro” diventa sempre più pericoloso. “Of Caravan and the dogs”, il docufilm che ha inaugurato, giovedì 10 al Cinema Duomo la rassegna “Mondovisioni”, è la cronaca dei giorni prima e dopo la guerra in Ucraina (siamo fortunati a poterla chiamare ancora come va chiamata) vista dall’interno di alcune redazioni e associazioni che vengono messe a tacere dal regime.

Un giornalista racconta quello che guarda dalla finestra, non è un eroe – riflette un redattore disperato per la censura sempre più prepotente – invece qui diventi eroe”.

Vladimir Putin aveva preparato il suo Paese alla guerra contro l’Ucraina molto prima che questa iniziasse. A partire dal 2012 è stata approvata in Russia una serie di leggi che etichettano come “agente straniero” chiunque sia pubblicamente in disaccordo con la narrazione ufficiale. In queste circostanze, un gruppo di attivisti e giornalisti di resistere e continuare a impegnarsi e opporsi. Subito dopo l’invasione però ogni loro attività diventa praticamente impossibile. Persino uno dei due registi del documentario, Anonimous 1, ha preferito non firmare l’opera perché per le immagini presentate in questo film, rischia in Russia fino a 15 anni di carcere. L’altro regista, Askold Kurov, uzbeko e laureato in regia documentaristica a Mosca, racconta in un’intervista come sia stato difficile girare il film: “Eravamo seguiti dai servizi segreti, abbiamo dovuto proteggere tutto il materiale perché eravamo in pericolo”. Oggi molti giornalisti della Novaya Gazeta sono emigrati. E’ stata fondata a Riga e a Berlino la Novaya Gazeta Europe, ma Muratov e altri sono rimasti in Russia, per stare vicini ai loro lettori.

Kurov spiega che l’obiettivo del film era raccontare al mondo cosa succede in Russia, raccontarlo ai russi stessi, e aiutare a riflettere su uno dei principi cardine della democrazia, la libertà di informazione e di espressione. Non è scontato.

La rassegna Mondovisioni organizzata da CineAgenzia insieme al settimanale Internazionale presenta da 15 anni i più appassionanti e urgenti documentari su attualità, diritti umani e informazione, selezionati dai maggiori festival e proposti in esclusiva per l’Italia. Grazie al cinema Duomo sbarca a Rovigo per il secondo anno. I titoli in programma saranno introdotti quest’anno dai giornalisti della Voce di Rovigo. Il prossimo appuntamento con Mondovisioni è il 14 novembre alle 21 con Black Box Diaries, ambientato in Giappone.

 

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