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Pd: il cambiamento resta congelato

Correnti ai ferri corti: Prandini respinge la richiesta di dimissioni, la minoranza fa saltare il tavolo

Pd: il cambiamento resta congelato

La spinta verso il rinnovamento del Partito democratico di Rovigo è iniziata. E non è indolore. Il primo atto è andato in scena giovedì sera, in occasione della riunione del coordinamento comunale convocata, secondo le intenzioni dell’attuale dirigenza, per preparare il congresso di circolo e dare il cambio al segretario comunale Giacomo Prandini. Congresso che, sempre secondo le intenzioni, dovrebbe essere celebrato il prossimo 24 novembre. A volte, però, le intenzioni si scontrano con la realtà finendo per sbriciolarsi. E nel caso del Pd, ad infrangere gli obiettivi del vertice è stata la minoranza interna che si è fatta vedere ma, soprattutto, si è fatta sentire. Nonostante i tentativi di mettere a tacere le voci intenzionate ad esprimere un minimo di dissenso, nonostante le parole grosse, anzi grossissime, che sono volate durante la riunione, alla fine la votazione da parte del direttivo per decidere se il congresso si farà il 24 novembre non è stata fatta. Il motivo? La minoranza ha fatto cadere il numero legale. Ovvero, ha fatto valere i propri numeri che, dopo tanto nervosismo, erano superiori a quelli della maggioranza.

Dunque il congresso può aspettare, almeno per il momento. Di certo, al vertice del Pd è arrivato un segnale forte e chiaro: bisogna cambiare. D’altra parte, un segnale di cambiamento la minoranza interna lo sta aspettando da tempo. Quanto meno dalle scorse elezioni comunali, visto il risultato deludente incassato dopo il primo turno. Un valido punto di partenza, per esempio, avrebbero potuto essere le dimissioni del segretario Prandini, ma Prandini per quattro mesi non si è spostato di un millimetro. L’ipotesi del congresso arriva solo adesso e, tra l’altro, non per le dimissioni del segretario che ha respinto la richiesta che pure giovedì gli è stata proposta, ma per la scadenza del suo mandato. Anche questo aspetto è stato motivo di accese discussioni durante la riunione: se il segretario non si dimette o non è “scaduto”, il congresso non si può fare secondo la minoranza che si è fatta sentire citando i regolamenti.

Ma i motivi di attrito sono stati tanti altri: dalla composizione della commissione per il tesseramento alla riammissione nel direttivo di Gabriele Frigato, che è un membro di diritto dell’organismo. Sì, perché Frigato, ad inizio febbraio, ha restituito la tessera in polemica con i dirigenti, dopo l’affissione dei manifesti “anti Gaffeo”. Ma adesso Frigato è nuovamente iscritto e, secondo le regole, avrebbe diritto a riprendere posto nel direttivo. Invece il vertice comunale glielo ha negato. Ma per infiammare il clima, a dire la verità, era bastata, poco prima, la sola presenza di numerosi esponenti di spicco, tra i quali Graziano Azzalin, Giorgia Businaro, Caterina Furfari, Silvia Muzzupappa, Marco Baronicini, Margherita Balzan, Andrea Sivier, Dino Vanzan, Diva Tosi e, appunto, Gabriele Frigato, oltre a tanti altri.

Di fronte ad un gruppo così folto, il tentativo della maggioranza è stato quello, inizialmente, di allontanarli. Al che sono scattate le proteste, visto che il regolamento non prevede nulla di simile. Allora, si è fatta largo la proposta di negare il diritto di parola, anche questa respinta sulla base delle regole del partito che, non a caso, si chiama “democratico”. Infine, l’epilogo con il voto per il congresso saltato clamorosamente. Tra l’altro, sembra che in pole position per assumere il ruolo di segretario comunale, dopo l’ipotesi Francesco Gennaro, stia prendendo quota l’ipotesi Giampietro Gregnanin. Di tutto questo, ora, parlerà il direttivo comunale dem convocato per martedì sera alle 21.

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