VOCE
IL CANTIERE
02.11.2024 - 10:00
Le ruspe hanno buttato giù tutto. Il centro sociale di Contarina è ormai solo un ricordo custodito nella memoria di chi ha vissuto una Contarina che non c’è più. Di chi ha iniziato a giocare a calcio con i suoi amici d’infanzia in quei campetti dove militava la Libertas Contarina, di chi si trovava all’oratorio, di chi incontrava gli amici al bar, di chi passava ore a giocare a biliardino, di chi ha fatto le sue prime recite di bambino nel teatrino o visto i suoi primi film al cinema in quello spazio che ha visto intere generazioni crescere. E se quelle che ai tempi hanno organizzato le fastose sfilate di carnevale o frequentato i corsi per muratori sembrano ormai rassegnate a trasformazioni che hanno ormai stravolto il “loro” mondo, quelle più giovani, che hanno vissuto la “coda” dei fasti del centro sociale, in particolare fra anni ’80 e ’90, sembrano non accogliere di buon grado la trasformazione dell’area, originariamente di proprietà delle curia, poi venduta a privati e ora acquisita da un gruppo che ha avviato i lavori per la realizzazione di un nuovo supermercato.
Sui social le foto dei detriti al posto del bar, che era rimasto l’ultimo baluardo di quello che era stato il centro sociale hanno subito suscitato un’ondata di commenti. Come Chiara, “Che delusione, sono cresciuta lì dentro”, come Sabrina, “Che tristezza , quanti bei ricordi”, come Tiziana, “I nostri ricordi d’infanzia in macerie”, o come Luciana: “Ho visto la posa della prima pietra ed ora la fine dell’ultima”. Enrico, autore delle foto, nota amaro: “Non è stato fatto più nulla per cercare di salvare tutto ciò, negli anni ’80 mi ricordo il sabato e domenica era sold out, tutto pieno, tra bar, giochi e cinema. Bei tempi”. Già quando erano iniziati i lavori, Fabio aveva rimarcato: “Con lui finisce un’epoca, fatta di tanti ricordi”. E Paolo aveva aggiunto: “Se ne sta andando l’ultimo baluardo della nostra gioventù. Cinema, teatro, campi di calcio. C’era anche la casa del giovane, dove il grande don Fabio Calore iniziò un movimento moderno. La mia giovinezza l'ho fatta lì: asilo, cinema, calcio, tennis e le prime furtive occhiate alle giovanissime signorine. Se ne va un monumento storico”.
Poi c’è chi, come Alessandra, pragmaticamente fa presente: “Quando c’era, nessuno andava più, ora si piange”. Mentre Emil commenta: “Tanto era una vita che era tutto abbandonato, meglio così almeno fanno qualcosa di nuovo invece di avere un rudere in decadimento in pieno centro”.
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