VOCE
rovigo
04.11.2024 - 18:37
La maglia della Juventus numero 25 e le note di “Io vagabondo” dei Nomadi: la sua squadra del cuore e la canzone che lui stesso aveva eletto a metafora della sua intensa vita.
Se si dovesse descrivere Nello Chendi senza usare parole, la maglia della Juve, sua grande passione sportiva e simbolo di un passato da calciatore che lo ha portato a giocare anche ad alti livelli, e il brano storico dei Nomadi basterebbero ad incarnare perfettamente tutto quello che Chendi è stato. Non a caso, sia la maglia che il brano sono stati i simboli protagonisti dell’ultimo saluto che la città ha dato al “suo” politico di lungo corso. Nella chiesa di San Bortolo, ieri pomeriggio sono state tante le persone che hanno voluto dire addio all’ex consigliere comunale e stringersi intorno alla figlia Barbara, la moglie Ornella e la mamma Vittorina nel momento del dolore.
Tanti i politici presenti alla cerimonia, a cominciare dal senatore Domenico Romeo che ha atteso sul sagrato della chiesa l’arrivo del feretro insieme a numerosi compagni di partito, sia quello socialista, partito nel quale è nato il “Chendi politico” che il Partito democratico del quale era entrato a far parte sin dalla sua fondazione, ma anche tantissimi esponenti di formazioni che, almeno sulla carta, sono avversarie.
La giunta di palazzo Nodari era largamente rappresentata: in prima fila il vicesindaco Andrea Bimbatti in rappresentanza del sindaco Valeria Cittadin, il presidente del consiglio comunale Mattia Moretto, gli assessori Michele Aretusini, Lorenzo Rizzato, Mattia Maniezzo e Matteo Zangirolami. I parlamentari Piergiorgio Cortelazzo, coordinatore provinciale di Forza Italia, e Nadia Romeo, deputata del Pd che è cresciuta politicamente anche grazie a Chendi ed ha sostenuto la figlia e la moglie di Chendi fin dall’arrivo in chiesa, il senatore Bartolomeo Amidei e l’assessore regionale Valeria Mantovan, rispettivamente commissario provinciale e coordinatrice provinciale uscente di FdI, insieme ad Alberto Patergnani.
E poi i consiglieri comunali, presenti e passati: Nello Piscopo, Antonio Rossini, Matteo Masin, Sabrina Magon, Paolo Avezzù, Palmiro Franco Tosini, Giovanni Nalin, Federico Saccardin, Giovanni Salvaggio. I compagni di partito Diego Crivellari e Giorgia Businaro, Graziano Azzalin, Angelo Montagnolo, Francesco Gennaro, Margherita Balzan, Giuseppe Traniello Gradassi, Sandro Gino Spinello, Antonio Bombonato, Franco Ruzzante, il segretario comunale dem Giacomo Prandini che è parso particolarmente provato, il presidente Patrizio Bernardinello e il segretario provinciale Angelo Zanellato che a fine cerimonia ha reso un profondo ricordo di Nello Chendi. E, ancora, l’ex sindaco Fausto Merchiori, Renato Borgato, Luigi Osti, Giancarlo Lovisari, l’ex assessore regionale Renzo Marangon, il vice presidente di Camera di Commercio Gian Michele Gambato, Franco Cestonaro di Cna, Giampietro e Bertilla Gregnanin, l’ex consigliere regionale Carlo Alberto Azzi, il già deputato Franco Grotto, Giancarlo Moschin, Angelo Sivier, l’ex assessore comunale Giuseppe Favaretto e Federico Amal.
“In questo pomeriggio di sole di novembre – sono le parole dell’omelia pronunciata da don Andrea Varliero – nostro Dio ti affidiamo Nello, figlio, padre, marito, amore di una vita. Ti affidiamo un uomo appassionato di vita. Per lui gli ultimi mesi sono stati tutti in salita, mesi in cui la figlia Barbara ha potuto abbracciare il padre. Grazie Dio, per questo amore forte e vitale tra padre e figlia che la morte non può battere. Oggi ti affidiamo un uomo appassionato di politica e sappiamo che il politico cerca sempre di vincere, che ha sostenitori e oppositori. C’è chi lo esalta e chi non può sopportarlo, c’è chi lo applaude e chi lo detesta. Un uomo politico è chiamato a fare delle scelte e le scelte dividono. Ma quello slancio e quella passione per il Polesine, fuori dalle piccinerie, che ha espresso Nello non possono dividere. Oggi ti affidiamo un uomo che non ha mai fatto morire l’entusiasmo, la passione e l’idea”.
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